Suicida giù dal ponte col figlioletto di 18 mesi. Lui salvo per l'abbraccio

La 31enne si è lanciata nel vuoto stringendo il suo piccolo: che ha "solo" un femore rotto

Suicida giù dal ponte col figlioletto di 18 mesi. Lui salvo per l'abbraccio

Il Trevigiano sconvolto da una nuova tragedia. A distanza di poche ore dalla notizia del padre che ha strangolato il figlio di due anni e poi si è tolto la vita a Castello di Godego, si assiste impotenti a un'altra morte.

Una mamma di trentuno anni, di Fanzolo di Vedelago, nella notte tra sabato e domenica si è suicidata gettandosi da un ponte nel fiume Piave, a Vidor. Con lei anche il figlio di un anno e mezzo, che però si è salvato. Ha prevalso probabilmente il suo istinto di mamma e negli attimi in cui si è lanciata, sopraffatta dal peso della depressione, la donna ha stretto il bambino forte, così forte da riuscire a fare scudo con il suo corpo. E il piccolo in quell'ultimo abbraccio è sopravvissuto a una fine che altrimenti sarebbe stata inevitabile, vista anche la temperatura gelida del fiume in quel tratto e la corrente.

Tutto si è consumato in una manciata di secondi. Alcuni passanti, che si trovavano in località Pederobba, hanno notato una Lancia Y che arrivava a tutta velocità nel parcheggio, che si trova nei pressi del ponte sul Piave. All'improvviso una donna è scesa correndo con il figlio in braccio. Non si è voltata indietro e si è gettata nel fiume. Un volo di 25 metri compiuto senza un attimo di esitazione da parte di una donna chiaramente spinta e indotta dalla sua disperazione a farla finita.

Più tardi si è scoperto che la trentunenne, residente a Vedelago (Treviso), soffriva di una forma depressiva ed era in cura presso un centro specializzato. Qualcuno ipotizza che negli ultimi tempi avesse qualche contrasto con il papà del bambino, ma la malattia che trascina l'anima e l'esistenza in uno stato di cronica disperazione da sola può bastare a compiere anche i gesti più sconsiderati.

Sabato era uscita di casa verso le 20 per recarsi a cena dai genitori a Caerano San Marco. Ma, non vedendola arrivare, i familiari hanno cercato di contattarla inutilmente al cellulare, che risultava spento. Così hanno chiamato il genero, per sapere se avesse idea di dove fosse finita la moglie, insospettiti da quell'eccessivo ritardo e hanno avvertito i carabinieri, che pochi minuti dopo, insieme agli uomini del 118, hanno individuato il luogo dove si era appena consumato il suicidio.

Per la donna, che cadendo aveva battuto la testa sui sassi ed era stata trascinata dal fiume per diverse centinaia di metri, non c'era nulla da fare. Il piccolo, invece, era ancora vivo. Subito il recupero da parte dei vigili del fuoco, i sanitari lo hanno portato d'urgenza nel reparto di rianimazione dell'Ospedale Ca' Foncello di Treviso. Non è in pericolo di vita, ma ha riportato diverse lesioni e nella notte è stato operato per una frattura al femore. Dal reparto di rianimazione è stato poi trasferito in ortopedia.

Egidio Battaglia, il 43enne che poche ore prima e a pochi chilometri di distanza ha ucciso il figlioletto Massimiliano e poi si è suicidato, ha lasciato invece una lettera per spiegare i motivi del proposito. «Non sono un mostro, l'ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze», ha messo nero su bianco.

Era disperato per il figlio, perché al bambino era stata fatta una diagnosi di disturbi cognitivi. Per accertarli sarebbero servite in futuro ulteriori analisi. Ma per quell'uomo le parole dei medici erano diventate un'ossessione, un'ombra costante che lo seguiva e lo spaventava, come il termine «autismo», che si era messo in testa. «Non posso pensare a quando io e mia moglie non ci saremo più,e mio figlio sarà da solo e non potrà contare sull'aiuto di nessuno - ha scritto -. L'ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze. Meglio farla finita subito, prima che sia troppo tardi. Gli altri non si rendono conto di quanto grave sia la situazione».

Ma nessuno dei parenti aveva capito quel dramma o aveva percepito

fino in fondo la sua preoccupazione e il suo disegno, che ha messo in atto dopo che la moglie è uscita per andare al lavoro.

Quando il nonno di Massimiliano ha lanciato l'allarme, il piccolo e suo padre già non c'erano più.

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