Suk sgomberato, ma solo di pochi metri

Parco e stazione liberati dai bivacchi. E ora i container sono già al limite

Suk sgomberato, ma solo di pochi metri

Il bivacco a Como si è spostato solo di pochi metri: dal suk del parco e della stazione ferroviaria, si è passati al bazar dei container, che però ora sono già al limite e dove si rischia di «inscatolare» il problema senza risolverlo. Insomma, cambia la cornice ma il quadro desolante resta il medesimo. Per alcuni un «grande passo avanti»; per altri un'«ipocrita operazione di facciata». Buona, forse, a salvare - appunto - la «faccia», ma che non muta la fisionomia del dramma. Che c'era e che rimane: al pari della polvere, quando ci si illude di nasconderla sotto il tappeto. Ma alle autorità comasche non si può chiedere un miracolo che in Italia nessuno è in grado di compiere, almeno finché le politiche migratorie continueranno a essere gestite a colpi di demagogia. Un brodo di coltura dove i «No border» possono permettersi perfino di affiggere in città volantini di «solidarietà» ai migranti, sostituendo il logo della Croce Rossa con una svastica. Comunque sia, la giornata di ieri a Como ha segnato almeno un piccolo punto di svolta. È stata infatti definitivamente (?) sgomberata l'ultima frangia oltranzista degli stranieri che per tre mesi hanno vissuto all'aperto in condizioni allucinanti. Rifiutando sistemazioni più dignitose che pure erano state offerte. Ma che avrebbero paventato l'ombra del respingimento. E allora meglio «resistere», perfino in una area divenuta tragicamente una discarica umana. Ma non si poteva continuare all'infinito. Così nelle ultime 48 ore, dopo una serie di rinvii e ripensamenti, è scatta l'ora X del trasferimento. E il camping della vergogna si è smaterializzato, lasciando però intatta la propria anima disperata.

Nel pomeriggio gli addetti alla raccolta dei rifiuti sono passati a raccogliere gli ultimi residui dell'accampamento-fantasma. Nell'aria sono rimaste solo le particelle di un sogno: quello di rifarsi una vita in Paesi (soprattutto Germania, Olanda e Svezia) dove i «transitanti» dalla pelle scura hanno, forse, qualcuno che li attende e potrà, si spera, ospitarli decentemente. In molti sono riusciti già ad andarsene da Como: la Prefettura stima 20mila passaggi dalla città lariana da inizio maggio, di cui solo un terzo finito nelle forche caudine dei respingimenti. Di tutto quel movimento, uando i gruppi di stranieri provenienti dal Corno d'Africa venivano bloccati in massa e rimandati a Como, ora non è rimasto più nulla. Ad eccezione di un presidio di polizia che, chissà fino a quando, vigilerà per evitare che nuovi arrivi occupino prato e banchine della stazione.

Nel frattempo si è già riempito il campo di accoglienza governativo allestito in via Regina, che

dispone di 400 posti letto. Ieri sera si era arrivati a quota 350, la quota-limite incombe e le registrazioni proseguono a ritmo frenetico. Si prospetta quindi l'ennesima emergenza: un termine che in Italia non ha mai termine.

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