Sul cibo una stangata da 8,1 miliardi di euro. Ma anche i mutui costano più di sei mesi fa

Filiera agroalimentare in difficoltà. E i risparmi sul conto ora valgono meno

Sul cibo una stangata da 8,1 miliardi di euro. Ma anche i mutui costano più di sei mesi fa

Dal carrello della spesa alle bollette, ma anche ai mutui, ai risparmi e agli stipendi. Il nuovo record dell'inflazione - che ha raggiunto l'8% su base annua secondo i dati Istat - impatta sulle tasche e sulla capacità di acquisto degli italiani. A partire dal supermercato, col rischio, già denunciato dalle associazioni di categoria, che le famiglie meno abbienti non siano in grado di garantirsi un'alimentazione di qualità. Il rincaro dei prodotti alimentari ha raggiunto l'8,8% in un anno, dall'aumento record dell'olio di semi (+68,6%: l'Ucraina è fra i principali produttori) a quello del 12,8% dei frutti di mare, secondo le rilevazioni di Coldiretti. Il burro è aumentato del 27,7%, la farina del 20,5%, la pasta del 18,3%. «Il nuovo balzo dei prezzi aggrava una situazione che costerà nel 2022 alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare», avverte l'organizzazione agricola. E c'è l'aumento dei costi di produzione che impatta sulla filiera agroalimentare. Nelle campagne, «più di un'azienda agricola su dieci è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attività» e il 30% lavora in una condizione di reddito negativo proprio per i costi di produzione. In agricoltura hanno segnato il +170% nei concimi, il +90% dei mangimi e il +129% per il gasolio.

E poi ci sono i risparmi, che perdono rendimento, e i mutui. Gli effetti si sono già manifestati con un rialzo dei tassi dei mutui di 1,5 punti percentuali. Questo per ciò che riguarda quelli a tasso variabile, legati all'Euribor: a inizio anno aveva un andamento negativo (-0,5 quello a dodici mesi del 3 gennaio) mentre a fine giugno si attestava a 1,04%, con un aumento di oltre un punto è mezzo. Ma anche per nuovi mutui da stipulare a tasso fisso non ci sono certezze: il tasso di riferimento è Eurirs, e quello sui mutui ventennali è passato dallo 0,60 di inizio anno al 2,41 del 29 giugno.

Con l'inflazione all'8% anche i salari perdono valore. Mille euro di stipendio rispetto a un anno fa comprano l'8% di merci in meno. E si è aperto il dibattito sull'adeguamento e la contrattazione nazionale dei rinnovi, perché il 59% dei dipendenti ha il contratto scaduto, con i sindacati che premono per riparametrare gli adeguamenti. Al sicuro le pensioni, per cui da quest'anno è stato reintrodotta l'indicizzazione. I pensionati che ricevono un assegno fino a 4 volte l'assegno sociale (circa 2.000 euro) avranno una rivalutazione piena, quelli tra 4 e 5 volte il 90%, oltre questa soglia il 75%.

I soldi lasciati sul conto invece perdono valore. Ma anche quelli investiti faticano a produrre guadagni, con i mercati azionari in decisa flessione e quelli obbligazionari appesantiti dal fatto che l'aumento dei tassi li svaluterà.

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