Sulla sanità si gioca il futuro della Regione

Troppi gli errori tra piattaforme in tilt e mancate vaccinazioni

Sulla sanità si gioca il futuro della Regione

È un anno che provano a spegnerlo, ma nessuno ci è ancora riuscito. Il faló della sanità lombarda rischia di bruciare le ali alle ambizioni di Letizia Moratti, entrata da poco nella giunta regionale con la successione ad Attilio Fontana sulla linea dell'orizzonte.

Certo, c'è stato l'arrivo di Bertolaso e qualcosa è cambiato, ma i problemi restano. E pesano su dieci milioni di cittadini sempre più disorientati dagli errori di una macchina che ai tempi del vituperato Formigoni funzionava come un orologio svizzero. Invece oggi le defaillance si accumulano. Prima la gara, anzi le gare per i vaccini anti-influenzali, condotte con logica ragionieristica a uno scriteriato ribasso dai tecnici di Area, l'Azienda regionale innovazione e acquisti ormai sul banco fisso degli imputati. Alle chiamate non risponde nessuno, i vaccini non arrivano, i lombardi perdono l'ultima dose di sicurezza nell'anno in cui la pandemia mischia il virus di stagione e quello letale da Wuhan.

Non doveva succedere, accade. Con ogni evidenza i manager di Area, società disegnata con un progetto razionale e risparmioso, ma incompiuto, dall'assessore Davide Caparini, non dialogano con i colleghi che dipendono dal declinante Giulio Gallera. E così si giunge al disastro delle gare sbagliate. Tutte le colpe, comprese quelle non sue, ricadono su Gallera, bersaglio scontato di giornali e tv, oltreché vittima delle proprie gaffe. Poi Gallera lascia e arriva la Moratti. Che peró si ritrova a camminare su un terreno scivolosissimo, sotto i riflettori perenni dei media. Parte un'altra campagna, stavolta contro il Covid, e la coppia Moratti-Caparini, ma soprattutto lei, chiede il massimo ad Aria che deve gestire il sistema prenotazioni per gli over 80. La piattaforma va in tilt, con chiamate fuori tempo massimo che alzano il livello del risentimento in una popolazione già sotto stress.

La promessa solenne, presa più o meno un mese fa da Aria con Moratti, di correggere le storture e le incongruenze, non viene mantenuta. La verità è che la riconversione di Aria, pensata da Caparini imitando il modello Consip, non è stata portata a termine perché su Palazzo Lombardia si è abbattuta l'emergenza Covid. Dirigenti forse non all'altezza del compito, all'interno di nicchie di inefficienza, costringono il governatore a gettare la spugna: si passa alla piattaforma di Poste e si volta pagina.

Formalmente il leghista Caparini, titolare del bilancio con delega sulle partecipate, e la forzista Moratti, zarina del welfare, agiscono in perfetto coordinamento. Ma è chiaro che la vicenda sparge ruggini. Non solo a cavallo dei due assessorati. Tutti speravano che l'avvento dell'ex sindaco di Milano, artefice con Gabriele Albertini del miracolo Expo, avrebbe diradato le nubi. Purtroppo alcune criticità sono ancora presenti. E Aria rischia di essere il tallone d'Achille di una giunta in cerca di rilancio.

Bertolaso ha fatto la sua parte, ma la partita non è vinta.

Fra i sieri non pervenuti - per via dei tagli delle multinazionali - e gli appuntamenti saltati a causa del sistema informatico, la Lombardia deve di nuovo inseguire e difendersi. Ora tocca al cda di Aria porgere il collo, come ai tempi della ghigliottina. Ma non è detto che l'epurazione sia sufficiente per riguadagnare il tempo perduto.

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