È arrivato il momento della terza dose di vaccino anti Covid. La Food and Drug Administration ne ha autorizzato la somministrazione per gli over 65 e i soggetti fragili, ovvero tutti coloro (di età compresa tra i 18 e i 64 anni) ad alto rischio di contrarre la malattia in forma grave. Il richiamo potrà essere effettuato 6 mesi dopo aver completato il ciclo vaccinale. Il richiamo tramite Pfizer-BioNTech è possibile anche per i 18-64enni la cui frequente esposizione professionale al virus può causare un alto rischio gravi complicanze e malattia.
Per quanto riguarda l'Europa, la decisione dell'Ema «per rinforzare la protezione» è attesa «per inizio ottobre, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari - afferma Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 dell'Ema - I dati presentati finora dimostrano che c'è una risposta immunitaria molto buona con la terza dose. Un'alta immunità potrebbe essere in grado di neutralizzare le principali varianti che sono ora in circolazione, compresa la delta. L'Ema riconosce pienamente la scelta di alcuni Stati nell'aver iniziato la somministrazione in gruppi selezionati per la protezione dei più vulnerabili. Iniziano a emergere alcune indicazioni in merito «alla riduzione di efficacia nella prevenzione delle ospedalizzazioni dei vaccinati, particolarmente tra le persone più anziane». Infatti, in un'analisi sulla risposta anticorpale di 3mila sanitari del Niguarda è emerso che c'è un calo evidente degli anticorpi a 6 mesi. «Siamo partiti tra i primi in Italia, a gennaio - spiega Francesco Scaglione, responsabile della farmacologia dell'ospedale di Milano - il nostro obiettivo era conoscere la risposta immunitaria ai vaccini in varie fasi. A 14 giorni abbiamo visto che la risposta anticorpale arrivava oltre il 90%. A 3 mesi il calo è stato modesto, 10-20%, con pochi casi al 20%. Al controllo a 6 mesi però nel 50-60% dei soggetti il titolo anticorpale si è ridotto tra il 50 e il 60%. Inoltre, nei vaccinati ma che hanno contratto il Covid senza infezione, sia prima della prima dose sia dopo aver ricevuto il vaccino, la risposta anticorpale è rimasta alta. Ciò avvalora la scelta corretta di dare una sole dose a chi ha fatto il Covid e ci dice che gli anticorpi sviluppati per il contatto con il virus funzionano meglio».
Con il via libera alla terza dose resta però da risolvere la questione di 3,7 milioni di over 50, che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale: di questi, 2,88 milioni non hanno ricevuto nemmeno una dose e 827.722 ne ha ricevuta solo una, con rilevanti differenze regionali (dal 16,3% della Calabria al 6,3% della Puglia), secondo la Fondazione Gimbe.
Altra questione strettamente legata alla terza dose è la vaccinazione antinfluenzale con alcuni nodi da sciogliere: farla insieme al richiamo? Aspettare 14 giorni tra le due somministrazioni? Preferire prima gli operatori sanitari più anziani oppure includere subito anche i più giovani, impegnati nei reparti Covid? Chi farà il richiamo, i medici o anche i farmacisti, che si sono resi disponibili per la vaccinazione contro l'influenza? Per il futuro una prima risposta potrebbe arrivare dalle aziende farmaceutiche, con Moderna e il vaccino combinato mRNA-1073, che codifica per la proteina spike Covid-19 e le glicoproteine influenzali HA, e con Novavax, tramite la sperimentazione iniziale di NanoFlu/NVX-CoV2373 su 640 persone tra i 50 e i 70 anni in Australia.
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