Sull'embargo al petrolio Orbán tiene in scacco l'Ue

Si studia il modo per aggirare il no dell'Ungheria. Lo stop di Gazprom fa volare i prezzi del metano

Sull'embargo al petrolio Orbán tiene in scacco l'Ue

È stallo sull'embargo al petrolio russo. Sul tavolo dei 27 Paesi dell'Ue resta il no dell'Ungheria a inserire la misura nel sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Nella riunione di ieri tra gli ambasciatori europei il tema non è stato nemmeno discusso dai diplomatici che hanno in mano i fili della trattativa. L'Alto rappresentante Josep Borrell, al G7 in Germania si è detto fiducioso su un imminente accordo. Prossimo step la riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles di lunedì.

L'opposizione granitica dell'Ungheria sta spingendo la ricerca di possibili strade alternative, come quella di spacchettare l'embargo dal sesto pacchetto di sanzioni, col però rischio di offrire l'immagine di un'Europa divisa che si piega di fatto alle criticità poste da Budapest. Oppure quella di escludere l'Ungheria dallo stop al greggio di Mosca, decretando l'embargo sottoforma di una sorta di «cooperazione rafforzata» tra i Paesi Ue, senza l'unanimità. Ipotesi che non convincono la Commissione né gli altri Stati membri. Fonti diplomatiche Ue citate dall'Ansa riferiscono che l'embargo al greggio russo ci sarà comunque: «Tutte le opzioni sono sul tavolo, la priorità è restare uniti». L'Ucraina però preme: «Le sanzioni senza l'embargo al petrolio russo sarebbero una rottura nell'unità dell'Ue», dice il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba. «Questo è momento critico. Se il pacchetto viene adottato senza un embargo petrolifero, credo che il presidente Putin possa festeggiare perché sarà il primo caso in cui l'unità dell'Unione europea sarà rotta a causa della posizione di un paese, l'Ungheria».

E c'è la guerra del gas. La decisione di Gazprom di interrompere le forniture all'Ue attraverso dalla Polonia ha fatto impennare i prezzi del metano in Europa. Le controsanzioni russe hanno colpito 30 società energetiche, tra cui quella polacca EuRoPol GAZ, proprietaria della parte del gasdotto Yamal-Europe che trasporta 33 miliardi di metri cubi di gas (un sesto delle esportazioni russe all'Europa) dalla Siberia occidentale attraverso la Bielorussia e la Polonia fino alla Germania. Ma il blocco potrebbe essere aggirato, secondo per Henning Gloystein, direttore di Eurasia Group, attraverso aziende non sanzionate che potrebbero subentrare nei contratti a quelle interdette. Il portavoce di Gazprom Sergei Kupriyanov ha comunque chiarito il «divieto di utilizzare un gasdotto di proprietà di EuRoPol Gaz per trasportare il gas russo attraverso la Polonia», e ha accusato la Polonia di aver «ripetutamente» violato i diritti di Gazprom come azionista di EuRoPol Gaz. Lo stop si aggiunge a dell'Ucraina al gas russo che arriva in Europa attraverso i suoi territori perché «le forze di occupazione interrompono le operazioni». Il gestore della rete di gas naturale ucraino Gtsou aveva annunciato il blocco del transito attraverso Sokhranivka, il punto da cui passa quasi un terzo del metano che dalla Russia attraversa l'Ucraina per poi giungere in Europa. I flussi sono diminuiti di quasi un terzo dopo essere già calati del 20% in 24 ore. E il flusso del gas russo attraverso l'Ucraina verso la Germania è diminuito di circa il 40% in due giorni.

Quanto ai pagamenti delle forniture di gas in rubli

attraverso il doppio conto presso Gazprombank, le società energetiche Ue che avrebbero aperto tali conti in rubli per prepararsi a ogni evenienza sarebbero una ventina. Altre si stanno preparando. In fase di valutazione anche Eni.

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