C'eravamo tanto contagiati. L'11 marzo, Anfield Road, Liverpool-Atlético Madrid, ottavi di finale di Champions League, in 55mila a cantare You'll never walk alone mentre l'Italia già viveva il terrore del contagio. E anche il giorno prima, 10 marzo, al Mestalla per Valencia-Atalanta, altro ottavo di Champions League, tribune vuote ma abbracci e baci per i quattro gol dei nerazzurri, e il ricordo dell'andata al Meazza di Milano, il 19 febbraio, in quella che è passata alla storia come la partita del contagio. Quel giorno a festeggiare fu soprattutto il virus, uno spettatore fino a quel momento sconosciuto, che trovò molto lavoro da fare prima, durante e dopo la partita.
Oggi alle 21 alla Puskas Arena di Budapest si giocherà per la Supercoppa Europea. Di fronte i tedeschi del Bayern di Monaco, vincitori della Champions League, e gli spagnoli del Siviglia, vincitori dell'Europa League, come ricordano bene i tifosi dell'Inter sconfitta in finale. Sugli spalti ci saranno circa 16.800 spettatori, il maggiore assembramento per un evento sportivo in Europa dall'inizio della pandemia, anzi dell'eurodemia. Il numero è stato ottenuto con una semplice operazione aritmetica da quarta elementare. La capienza della Puskas Arena è infatti di circa 56mila posti, che sono stati divisi per tre (più o meno) per consentire un adeguato distanziamento dei tifosi. Tremila fan per ognuna delle due squadre, e il resto mancia.
Eppure la scelta dell'Uefa di consentire a così tanti supporter di seguire la partita che assegnerà il primo trofeo della strampalata stagione calcistica 2020-21 sconcerta. Intanto, perché nel frattempo tutte le altre partite Uefa (preliminari vari di Champions ed Europa League) si stanno continuando a svolgere davanti al nulla. E anche i primi timidi tentativi di aprire gli stadi nelle competizioni nazionali ha riguardato finora un numero molto inferiore di tifosi, in Italia, per dire, mille.
Il fatto è che l'Ungheria è uno dei Paesi europei in cui il Coronavirus sta circolando di più in rapporto alla popolazione: ieri 951 casi, più della metà dell'Italia ma a fronte di una popolazione oltre sei volte inferiore, che non tocca i 10 milioni. E la capitale è l'epicentro di questa mini-emergenza. Ma anche i Paesi delle due squadre che si sfideranno sono messi maluccio. Il Siviglia arriva dalla Spagna, il Paese europeo con i numeri più alti del momento, a parte la sterminata Russia: 10.799 martedì (mentre scriviamo il dato di ieri non è ancora noto). Quanto alla Germania è sui numeri italiani, sopra quota mille al giorno.
Ovviamente a essere più preoccupati sono proprio i tedeschi. «Ho davvero mal di pancia quando penso alla Supercoppa - ha detto l'ad del Bayern Karl-Heinz Rummenigge -. Il match si svolgerà in una città con un tasso di infezione che è il doppio di quello di Monaco. Questo è un aspetto che deve essere preso sul serio». E anche il sindaco di Budapest Gergely Karacsony ammette: «Se avessi i mezzi legali per decidere, lascerei che la partita si svolgesse a porte chiuse».
La finale di Budapest apre la strada (e le porte) anche agli stadi italiani.
Ieri il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervenendo nella trasmissione di Rai Radio 1 Un Giorno da Pecora, ha ipotizzato le porte aperte agli stadi a un terzo della capienza: «All'Olimpico ad esempio l'ingresso potrebbe essere consentito a circa 20 o 25mila tifosi». «Mi sembra il modo più rapido per tornare a nuovi lockdown», si scandalizza l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato. Tifoserie opposte.
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