Sussidi, occupazione, guerra e candidati. Così Elly ha trasformato i dem nella Cgil

Il reddito di cittadinanza ora è un totem. L'iper pacifismo di Strada e Tarquinio

Sussidi, occupazione, guerra e candidati. Così Elly ha trasformato i dem nella Cgil
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L'economia e il lavoro, innanzitutto. Poi i simboli e la guerra. Ma anche i candidati. L'annuncio della firma della segretaria del Pd Elly Schlein ai referendum della Cgil, tra cui quello per l'abolizione del Jobs Act, è solo l'ultimo tassello di una trasformazione già avviata da anni. Un mutamento che sta avendo il suo acme sotto la guida di Schlein. Altro che riformismo. Ma quale partito a vocazione maggioritaria, in grado di unire la tradizione del cattolicesimo democratico con l'eredità dei post-comunisti. Il Pd va a sinistra. E qualche volta contro se stesso. Il no al Jobs Act è un esempio lampante, dato che quella riforma è stata voluta da un premier del Partito Democratico. Quel Matteo Renzi rinnegato dall'attuale dirigenza dei dem. E c'è un'altra raccolta firme, quella per il salario minimo. Schlein e il Pd l'hanno appoggiata con entusiasmo, andando a traino del M5s di Giuseppe Conte. Peccato che la paga di nove euro l'ora fissata per legge, in passato, era vista come fumo negli occhi da autorevoli esponenti dem. Uno su tutti: l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, che considerava i nove euro come «uno standard di salario minimo di base troppo alto». Ma anche «un rischio per la contrattazione». Un altro ex ministro del Lavoro come Andrea Orlando, che oggi ribadisce il suo no al Jobs Act in scia con la Cgil, nel 2021 bocciava il salario minimo che «indebolisce i lavoratori». Ora il salario minimo è una delle grandi battaglie di Schlein.

Di nuovo contro se stesso, il Pd tuona contro l'abolizione del Reddito di cittadinanza. Misura bandiera dei Cinque Stelle. Avversata perfino dalla sinistra dem. L'ex segretario Nicola Zingaretti, nel 2018, considerava il sussidio «una pagliacciata». Francesco Boccia, uomo vicino alla segretaria, sei anni fa parlava del Rdc come di «una sciocchezza». Adesso il partito di Schlein è salito sulle barricate insieme ai grillini. «Non si può fare a meno del Reddito di cittadinanza», si indignava la leader del Pd un anno fa. E ancora, a febbraio scorso: «Il governo fa cassa sui poveri». Toni del tutto simili a quelli di Conte.

Ed è sempre più speculare al M5s e alla sinistra radicale la posizione del Pd sull'invasione russa dell'Ucraina. Basta guardare i manifesti per le europee. «Un'Europa per la pace, non di guerra», si legge sui cartelloni. Che sembrano fare il verso al pacifismo di Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Basta guardare i candidati. Come Cecilia Strada e Marco Tarquinio, contrari agli aiuti militari a Kiev.

Poi i diritti civili: Schlein ha aperto alla maternità surrogata e ha rilanciato sui figli delle coppie omogenitoriali.

Infine i simboli. Come la scelta di mettere una foto dell'ex leader del Pci Enrico Berlinguer sulla nuova tessera del Pd. Mugugni degli ex democristiani, ma i dem vanno sempre più a sinistra.

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