"Inevitabili", "Dannose". Lo scontro sulle sanzioni alla Russia

Le sanzioni alla Russia continuano a dividere gli esperti e il mondo politico. Per la rubrica Il bianco e il nero ecco le opinioni degli economisti Giulio Sapelli e Davide Tabarelli

"Inevitabili", "Dannose". Lo scontro sulle sanzioni alla Russia

Le sanzioni alla Russia, complice la crisi energetica, a due settimane dal voto, continuano a dividere gli esperti e il mondo politico. Sul tema abbiamo interpellato gli economisti Giulio Sapelli e Davide Tabarelli.

Sembra ormai vicina la decisione di Putin di chiudere il rubinetto del gas. Danneggerà più la Russia o l'Europa e l'Italia?

Sapelli: “Danneggerà, in misura disuguale, ma in modo gravissimo tutti e tre”.

Tabarelli: “Nel breve termine l'Europa e l'Italia, mentre nel lungo termine la Russia. Noi faremo fatica a passare i prossimi due inverni senza il gas russo, ma poi la Russia farà fatica a venderlo all'Asia e alla Cina perché impiegherà molto tempo a costruire le stesse infrastrutture che abbiamo fatto in Europa con Mosca ormai più di 50 anni fa”.

In Italia si discute sull'efficacia delle sanzioni. Lei cosa ne pensa? Sono utili?

Sapelli: “Ho sempre detto che si doveva dare all'Ucraina tutti gli aiuti militari più tecnologicamente avanzati come i carri armati e i veicoli per sconfiggere militarmente la Russia sul campo, ma non bisognava assolutamente applicare nessuna sanzione economica perché sarebbe stata più danneggiata l'Europa. E ho sempre detto che gli unici ad avvantaggiarsene sarebbero stati gli Stati Uniti”.

Tabarelli: “Certo, sarebbe stato utile farle in un altro momento, ma non farle sarebbe stato peggio. Era inevitabile che le facessimo”.

Il tetto al prezzo del gas può essere una soluzione?

Sapelli: “No, sarebbe una soluzione se fosse possibile applicarlo, ma finché i prezzi del gas si faranno con la Borsa di Amsterdam è impossibile non solo per le divergenze tra i vari Stati, ma anche perché è impossibile fissare un tetto a prezzi che vengono sondati sulla volatilità dei futures”.

Tabarelli: “Non è la soluzione, è un tampone, o meglio un rammendo messa in mezzo a una falla gigantesca. La tragedia europea è di carattere storico-politico ed economico e sono delle conseguenze anche sull'energia. È solo il tentativo di limitare i danni”.

Che inverno ci aspetta e quanto influirà il caro bollette sull'esito delle elezioni?

Sapelli: “Ci aspetta un inverno terribile. Dovremmo preoccuparci soprattutto di far funzionare gli ospedali e dovremmo impedire la de-industrializzazione totale dell'Europa delle imprese che producono energia, acciaio e minerali. La gente, però, a pochi giorni dal voto, non ha ancora capito alle difficoltà a cui stiamo andando incontro e all'incapacità di tutta la classe politica, compreso questo governo di incompetenti. Il ministro Cingolani dovrebbe dimettersi”.

Tabarelli: “Il caro bollette spingerà un po' più la destra, ma non cambierà moltissimo per le elezioni. Sarà un inverno difficile, col rischio razionamento e avremo serie difficoltà. Dovremmo chiudere le imprese per qualche giorno, non sarà un sacrificio così drammatico come sembra”.

Che ripercussioni avrà sulla transazione energetica?

Sapelli: “Si sta tornando al carbone e si sta accettando l'uso del nucleare. Faccia un po' lei...”.

Tabarelli: “Da un lato ritarda la transizione ecologica perché stiamo usando di più il carbone, ma dall'altro lato mai come adesso abbiamo avuto

bisogno delle fonti rinnovabili perché le possiamo produrre nel nostro Paese e costano molto meno delle altri fonti. Nell'immediato la transizione si rallenta, ma la crisi dovrebbe portare a un'accelerazione”.

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