Il referendum che intende bloccare il taglio del numero dei parlamentari ha raggiunto il quorum stabilito, pari a 64 firme. L'ultima, quella decisiva, è di un parlamentare del Pd eletto in Australia. Si tratta di Francesco Giacobbe. Ora, con questo fondamentale atto formale, si puà aprire l'iter per il referendum sul taglio dei parlamentari. Il primo passaggio è il deposito delle firme in Cassazione che, come primo effetto, bloccherà (salvo clamorosi imprevisti) l'entrata in vigore della legge. L'iniziativa politica è trasversale, da destra a sinistra.
"Al Senato abbiamo appena raccolto la 64esima firma per indire un referendum sul taglio dei parlamentari - scrive su Twitter il senatore del Pd Tommaso Nannicini -. Così capiremo se arriveranno una buona legge elettorale e i correttivi istituzionali che la maggioranza si è impegnata a introdurre. E l'ultima parola spetterà ai cittadini".
Nel pomeriggio Giuseppe Benedetto e Davide Giacalone, presidente e vicepresidente della Fondazione Einaudi, insieme ai tre senatori proponenti, Andrea Cangini, Tommaso Nannicini e Nazario Pagano, renderanno note le adesioni ricevute e spiegheranno le iniziative che il comitato promotore intende prendere nei prossimi mesi.
Ma ora che succede? L'ultima parola spetterà agli italiani. Saranno loro e solo loro a decidere se mantenere il Parlamento nella sua attuale composizione, oppure procedere con il taglio del 30%, come deciso in una recente riforma costituzionale. Qualcuno si domanda se questo referendum inciderà sulla possibilità di andare, o meno, a elezioni anticipate.
Diciamo subito che, prima che gli italiani saranno consultati con il referendum, qualora si dovesse tornare a elezioni politiche anticipate si dovrebbero eleggere tutti i parlamentari attualmente in carica, senza tenere conto della riduzione.
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