Tavares non cambia idea sull'auto elettrica. "Ma senza incentivi in Italia prezzi troppo alti"

La delusione di deputati e sindacati: "Nessun approfondimento"

Tavares non cambia idea sull'auto elettrica. "Ma senza incentivi in Italia prezzi troppo alti"
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Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. E così Carlos Tavares, ad di Stellantis, di rientro da Detroit dopo la due giorni trascorsa a discutere con il cda il ribaltone dei manager della linea di comando, eccolo presentarsi alla Commissione Attività Produttive della Camera con il cappello in mano e la fissa dell'auto elettrica, nonostante continui a non decollare. «Perché non vendiamo auto elettriche in Italia? Perché costano troppo. Dobbiamo renderle accessibili con incentivi e sussidi. Come? Attraverso imposte? Questa è una vostra decisione. Per sostenere la domanda in Italia servono notevoli iniezioni di incentivi sennò non ce la facciamo», in questo modo Tavares ripassa con arroganza la palla ai deputati. «Stiamo affrontando un periodo difficile, non creato da Stellantis; anzi, Stellantis è una tutela rispetto all'ambiente caotico che è stato creato», aggiunge, dimenticando però le sue visioni divergenti esposte in proposito.

Quindi, la rinnovata fiducia nel piano al 2030 che prevede, per quell'anno, in Europa, il 100% di vendite di vetture elettriche e il 50% negli Usa. «È una strategia duttile e flessibile - spiega - e questo rappresenta una tutela potente per il futuro», nonostante la situazione del gruppo in generale stia precipitando.

Puntuali, inoltre, il solito no alla vendita di impianti di Stellantis ai cinesi (e se il socio Leapmotor si facesse avanti?) e l'impegno sulla leadership in Italia, per cui «manterremo i nostri stabilimenti, perché li amiamo, sono la risposta giusta alle sfide del futuro». Peccato che da gennaio la produzione sia in caduta libera: -40,7% le auto e -10,2% i furgoni.

E sul nodo del milione di veicoli da sfornare nel Paese, un'altra giravolta: «Non parlerò mai di 1 milione di veicoli, ma di 1 milione di clienti. Se avessimo tutti quei clienti in Italia, potremmo produrre quei veicoli». Smentite, poi, le voci di cessione di Maserati, marchio portato al limite della sopravvivenza. Un fatto concreto: la conferma delle anticipazioni del Giornale sulla Fiat 500 ibrida in linea di montaggio a Mirafiori per novembre 2025. Delusi sia i deputati («ha detto approfondirò, ma il punto è che non ha approfondito alcun numero», lo sfogo di Carlo Calenda) sia i sindacati. Per Rocco Palombella (Uilm), «lo sciopero generale del 18 ottobre manderà a Stellantis e al governo un messaggio forte e chiaro: il tempo è scaduto, il settore auto sta morendo, si rischia un dramma sociale senza precedenti».

Negli Usa, intanto, si guarda al destino della storica sede di Chrysler, con laboratori annessi, ad Auburn Hills (Michigan), il secondo edificio più grande nel Paese dopo il Pentagono. Solo l'ingresso e i primi due piani hanno le dimensioni di un grande centro commerciale. Prende corpo la cessione nell'ambito del drastico taglio dei costi e in quanto il personale, tra uscite e smart working, è fortemente calato. Smantellato anche il museo Chrysler, ma anni fa per volontà di Sergio Marchionne, con tutte le icone su 4 ruote rinchiuse in un deposito della zona chiuso al pubblico.

Il rimpasto nella linea di comando, ora: Tavares è stato confermato nel suo ruolo di ad fino alla scadenza del contratto nel 2026 mentre, allo stesso tempo, il gruppo ha ribadito l'avvio della ricerca di un sostituto per il top manager portoghese che sarà completata entro il quarto trimestre del 2025.

Siluro per Natalie Knight, cfo da poco più di un anno, che paga alcune dichiarazioni («si valuta la cessione di Maserati») subito smentite da Tavares. Al suo posto Doug Ostermann. Davide Grasso lascia a Santo Ficili il volante di Maserati. Sempre Ficili, nominato pure membro del Top Executive Team, si occuperà anche di Alfa Romeo al posto di Jean-Philippe Imparato, promosso alla guida dei mercati dell'Europa Allargata (subentra a Uwe Hochgeschurtz), oltre a tenersi Pro One (furgoni).

Upgrade anche per Antonio Filosa, nuovo capo del business Usa (quarta nomina in soli 18 mesi) che rimane

responsabile del marchio Jeep. Succede alla «meteora» Carlos Zarlenga, argentino, nominato solo lo scorso gennaio. Designato al mercato cinese è Gregoire Olivier, che mantiene il compito di «ponte» con il partner Leapmotor.

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