Matrimonio a rischio tra Georgia e Unione Europea? La decisione del Parlamento di Tbilisi di approvare la controversa legge sugli agenti stranieri che era stata bloccata dal veto della presidente Salome Zourabichvili potrebbe avere conseguenze geopolitiche precise. Da un lato il voto a favore del dispositivo definito filorusso e contro il quale si è scagliata tutta la comunità internazionale, dall'altro la piazza che continua a manifestare all'esterno del Parlamento.
Secondo il nuovo ddl i media e le organizzazioni non governative che ricevono oltre il 20 per cento dei loro finanziamenti dall'estero dovranno registrarsi come organizzazioni che agiscono nell'interesse di una potenza straniera. Immediata la reazione dell'Ue. Gonfia il petto Josep Borrell: «Il governo georgiano inverta la rotta o reagiremo agli ultimi sviluppi, l'Ue e i suoi stati stanno valutando tutte le opzioni». Lalto rappresentante dell'Ue per la politica estera sostiene che il provvedimento è in antitesi ai principi e ai valori fondamentali europei e si dice rammaricato che il Parlamento georgiano abbia deciso di «scavalcare il veto e di ignorare le argomentazioni giuridiche della Commissione di Venezia che portavano a una chiara raccomandazione di abrogare questa legge». La tesi di Bruxelles è che in questo modo Tbilisi va contro almeno tre dei nove prerequisiti indicati per lo status di candidato.
Pollice verso da Usa («si allontana dal percorso dell'integrazione europea e ignora le aspirazioni euro-atlantiche del popolo georgiano», ha affermato il Dipartimento di Stato), baltici («la Georgia ha tradito le aspirazioni europee del popolo, adesione sospesa per periodo indefinito», ha dichiarato la ministra degli Esteri lettone, Baiba Braze) e Commissione Ue (von der Leyen: «La legge agenti stranieri incide su percorso Ue, la stragrande maggioranza del popolo georgiano vuole aderire all'Ue»).
Sul fronte interno, di «decisione importante» che supera il veto presidenziale ha parlato il presidente del Parlamento georgiano, Shalva Papuashvili, secondo cui «nessun altro popolo, nessun altro Paese, nessun altro potere determina la vita del nostro Stato e della nostra gente».
La palla passa alla presidente, che propone un referendum sul futuro europeo della nazione caucasica. «Raccogliete le firme. Io sono con voi, io sono voi», ha detto in un messaggio alle migliaia di manifestanti radunati in Rustaveli Avenue.
Zurabishvili ha proposto di tenere il referendum il 26 ottobre, lo stesso giorno delle elezioni parlamentari. «Nel referendum si deve decidere se la Georgia sceglie l'Europa o la Russia. Sarà qualcosa che decideremo tutti noi e non gli 84 deputati che oggi hanno votato contro il veto presidenziale».
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