Continua la speculazione in Borsa sui titoli di Mfe-Media For Europe, l'ex Mediaset. Ieri, infatti, le azioni di tipo A hanno chiuso le contrattazioni con un +13,39% a 0,56 euro e quelle di tipo B +7,38% a 0,75 euro. A rinfocolare le suggestioni sono state indiscrezioni giornalistiche circolate nella giornata di ieri che profilano come possibile un riassetto delle quote del gruppo fondato da Silvio Berlusconi, magari a beneficio del socio francese Vivendi che al momento ha in mano circa il 20% di Mfe.
Rimanendo, però, ancorati ai fatti e meno alle sollecitazioni del mercato, ieri è stato il giorno della lettera di Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato del gruppo, ai dipendenti di Mediaset. Una missiva che ha sgomberato il campo dalle possibilità di un disimpegno. L'ad ha scritto riguardo al futuro della necessità di «impegnarci ancora di più, sempre di più. Dobbiamo costruire un gruppo ancora più forte e ancora più vivo». E a dare ancora più peso all'impegno c'è un passaggio in cui sottolinea «lo vogliamo fare per lui», riferendosi al padre che oggi non c'è più ma in vita ha sempre considerato Mediaset «la sua amatissima creatura». Tutto questo si aggiunge a quanto si era già premurata di comunicare il giorno prima la holding di famiglia, Fininvest, in una nota in cui si assicurava che tutte le attività «proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto».
C'è poi un aspetto di numeri legato all'attuale azionariato che rende l'azienda di Cologno Monzese di fatto blindata: Fininvest, al 98% in mano alla famiglia Berlusconi, controlla il 48,6% di Mfe. Attraverso diverse società, Marina e Pier Silvio hanno il 7,65% ciascuno della holding. Gli altri tre figli - Eleonora, Luigi e Barbara - detengono il 21,4 per cento. E il 61% di Silvio Berlusconi che andrà agli eredi. «Riteniamo che sarà importante verificare i nuovi assetti in Fininvest» alla luce delle disposizioni testamentarie, affermano gli analisti di Equita. Ma il gruppo e la famiglia sono solidi, con Fininvest che detiene il 50% dei diritti di voto e non lascia spazio ad alcuna scalata.
Una linea che sembra condivisa anche dagli analisti di Intermonte, i quali osservano che la generale tenuta dei ricavi pubblicitari della televisione rende ben più probabile «da un punto di vista strategico e operativo» che il gruppo «dopo la morte del fondatore prosegua in continuità». Il Biscione peraltro è leader della raccolta pubblicitaria in Italia e in Spagna, dove ha appena consolidato il controllo al 100% dell'ex Telecinco. E se, quindi, Mfe continuerà per la sua strada come si potrebbe trasformare il gruppo nel futuro? Il progetto è chiaro da tempo e porta il nome di Polo europeo della televisione. Alla controllata spagnola, con le azioni Mfe A che da oggi saranno ammesse sulla Borsa iberica, il gruppo aggiunge la posizione di primo azionista nella tedesca Prosieben (di cui ha in mano 28,87% del capitale).
Da queste basi si vorrebbe far partire un progetto di espansione internazionale, ritenuto fondamentale per contrastare l'ascesa dei giganti dello streaming Usa che si possono combattere solo con una giusta dimensione e massimizzando potenziali benefici in termini di costi (il solo aver rilevato la quota di minoranza spagnola porterà sinergie nell'ordine dei 55 milioni di euro all'anno). La vendita della pubblicità alle varie aziende riceverebbe una spinta potendo offrire una platea di rango europeo.
Mfe, in quest'ottica, intende quindi offrirsi come polo d'attrazione per altri broadcaster europei che accettino di fondersi ed entrare a far parte a tutti gli effetti del suo progetto, ovvero la creazione di un gigante europeo delle televisione commerciale non a pagamento.
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