Il terrore di Di Maio su Conte: da leader 5s picconerà Draghi

In forse il summit a casa Grillo che dovrebbe dare l'ok all'ex premier. Casaleggio batte cassa con gli eletti

Il terrore di Di Maio su Conte: da leader 5s picconerà Draghi

Draghi stai sereno. E se fosse questa la strategia di Giuseppe Conte? All'indomani del posizionamento del M5s da parte di Luigi Di Maio nel campo moderato e liberale, è questo il dubbio che arriva da fonti vicine al ministro degli Esteri. Che ha sempre smentito la rivalità con Conte, eppure insiste con il centrismo e l'autonomismo. Posizione diversa rispetto a quella dell'ex premier, che vorrebbe collocare i Cinque Stelle stabilmente nel campo del centrosinistra, al fianco di un Pd più smarrito che mai. Insomma, proprio mentre Conte si prepara a prendere il timone del Movimento, con la benedizione che dovrebbe arrivare domani dal vertice di Marina di Bibbona con Beppe Grillo e gli altri big, dalle parti dell'ex capo politico riaffiorano i dubbi sui possibili intenti destabilizzatori dell'avvocato. Non a caso, ragionano alcuni governisti pro Draghi, Conte ha scelto di restare fuori dall'esecutivo, nonostante gli fosse stato proposto di entrare. Rocco Casalino, l'ex portavoce a Chigi, lo spinge in tutte le trasmissioni televisive. «Io ho sondaggi che danno Conte col M5S molto al di sopra del 20%, anche il 25 o 28%», ha detto Casalino giovedì sera a Piazzapulita su La7. Insomma, la paura di parte dei ministeriali grillini è che Conte a un certo punto possa sfruttare la leadership dei Cinque Stelle per picconare su Draghi. Come ha fatto Matteo Renzi con Enrico Letta da neo segretario del Pd tra il 2013 e l'inizio del 2014.

Paragoni scomodi. In un clima interno sempre più rovente. Beppe Grillo è arrabbiatissimo per le fughe di notizie sul summit di Bibbona. Cita Ludwig Wittgenstein per stigmatizzare l'accaduto: «Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere». Filtra l'ipotesi di un rinvio dell'incontro. Ma il «caminetto» dovrebbe tenersi ugualmente. Saranno presenti, oltre a Grillo e Conte, il presidente della Camera Roberto Fico, Luigi Di Maio, il reggente Vito Crimi. In forse la presenza dei capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa e Ettore Licheri. Assente Davide Casaleggio. Il guru torna all'attacco sui 300 euro mensili da versare alla piattaforma Rousseau. Tantissimi deputati e senatori ormai hanno deciso di sospendere il pagamento della quota, in attesa di una ridefinizione del ruolo del figlio del cofondatore Gianroberto. Un percorso difficile, con la trattativa per renderlo fornitore di servizi che si è incagliata di nuovo su questioni economiche. Casaleggio ha inviato una mail ai vertici dei gruppi di Camera, Senato e Europarlamento per sollecitare il pagamento degli arretrati. Nei gruppi non ci pensano proprio a piegare la testa. Un deputato di primo piano è tranchant con Il Giornale: «Crippa non ci ha detto nulla, ma secondo me Casaleggio fa così perché è pieno di debiti».

Intanto Grillo pensa già a come impostare la leadership del futuro. Con Conte al di sopra del direttorio a cinque. L'avvocato sarà un «coordinatore» o «capo della segreteria politica». Il Garante sta pensando anche a costituire una nuova associazione del M5s, la terza. Archiviando così quella del 2017, in cui figuravano come fondatori Di Maio e Casaleggio Jr.

Si aprirebbe così, anche formalmente, una nuova fase, caratterizzata dalla leadership di Conte e dalla rinnovata centralità di Grillo. un consiglio al M5s arriva dal deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni: «È importante, anche per la tenuta del governo, che il Movimento diventi un partito, in gioco c'è il futuro dell'Italia».

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