Tiktoker suicida: ipotesi di istigazione. Farmaci e transizioni, l'allarme dei medici

Indagini sui social, ora l'autopsia. "Con la terapia pensieri di morte 12 volte più forti"

Tiktoker suicida: ipotesi di istigazione. Farmaci e transizioni, l'allarme dei medici
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È nella vita interiore di Davide-Alexandra Garufi che si cerca la sofferenza indicibile che ha portato al suicidio la giovane alle prese con un percorso di transizione di genere tutt'altro che semplice, raccontato su TikTok con la spontaneità tipica dei ventenni. Una fragilità dovuta forse alla perdita della sorella, grande sostenitrice delle sue scelte, agli scossoni emotivi dovuti agli ormoni da assumere per il cambiamento di genere, alle incomprensioni post adolescenziali con la famiglia. Sono tanti gli elementi sotto la lente, dopo che il 19 marzo, a 48 ore dall'inizio della primavera periodo che si rivela tristemente noto per l'alto numero dei suicidi ha deciso di togliersi la vita.

E quando un suicidio ha un nome e un cognome i dati scientifici risultano ancora più inquietanti. È da parecchi anni che gli psichiatri che seguono i ragazzi in fase di transizione genetica conoscono lo studio pubblicato su Cureus: chi si sottopone a cambio di genere ed assume ormoni e triptorelina tenta il suicidio 12 volte più spesso rispetto alla media degli adolescenti. Lo studio è il risultato di un monitoraggio capillare su 90 milioni di giovani dal 2003 al 2023. Ma la letteratura medica è stata spesso sottovalutata, quando forse è lì - e non solo sui social - che vanno cercate le (con)cause del suicidio di Davide.

Non è chiaro al momento se vi sia stata o meno la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per esempio il messaggio di troppo di uno dei tanti hater della rete, ipotesi per il momento accantonata dalla procura di Monza, a cui non risultano comunque particolari episodi di bullismo. Almeno, niente in tal senso è stato segnalato dalla famiglia. Sui social, di certo, Davide-Alexandra, che dalla sua base a Sesto San Giovanni aveva raccolto un discreto pubblico di follower, raccontava anche il suo malessere. Un sentimento presente nella sua vita e forse accentuatosi in corrispondenza dell'inizio delle terapie per la transizione. Nell'ambito del suo percorso, iniziato un paio di anni fa sia solidarietà che odio. Anche nel post mortem, a corredo della vicenda si leggono contestualmente e, sembra, in egual misura, sia cattiverie che ricordi nei confronti di chi non aveva paura di esporsi, «con un filtro color pesca» e una «luce al neon», al peso del giudizio altrui. Sarà l'autopsia, di cui si attende l'esito nelle prossime settimane, a definire la dinamica esatta del suicidio, avvenuto nella camera che ha fatto da sfondo a molti suoi video. Le ulteriori indagini della procura di Monza e dei carabinieri di Sesto San Giovanni, intervenuti nella notte tra mercoledì e giovedì scorso a casa del ragazzo, serviranno pure per accertare le eventuali responsabilità del genitore, regolarmente assunto in qualità di vigilante in una società privata, che non avrebbe custodito adeguatamente la pistola.

Su Facebook è intervenuto il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, che ricorda: «Al di là di ogni considerazione, ciò che rimane è l'immane tragedia di una vita spezzata. Quanto accaduto ci ricorda con forza quanto sia urgente e necessario contrastare ogni forma di bullismo e sopraffazione per rimettere al centro la cultura del rispetto e della dignità. Ciao Davide».

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