Guardando l'orizzonte verso Nord, i falchi di Bruxelles sono tornati a volteggiare alti nel cielo. Le incursioni contro l'Italia si stanno ripetendo con una cadenza preoccupante. La guerra in Ucraina, la crisi economica, alimentare ed energetica e le tensioni che scuotono il governo Draghi dovrebbero suggerire ai vertici dell'Unione europea una strategia meno aggressiva. Invece stiamo assistendo al ritorno alla politica dello scontro aperto. Una strategia tossia che era stata messa da parte per far fronte prima alla pandemia e poi alle conseguenze dell'invasione russa. Le "liste nere" e i dossier sulla "destra radicale", la campagna contro gli "amici di Putin", la ripresa delle ostilità su Fisco, catasto e debito sono il segno di un ritorno al passato e sembrano avere un unico obiettivo: indebolire un centrodestra ad oggi maggioritario nei sondaggi e rafforzare il campo largo di un centrosinistra in disfacimento.
Nei giorni scorsi Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono (giustamente) infuriati per il contenuto di un recente studio della Commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo. Il focus di Estremismo di destra in Europa, ricerca curata da Quentin Liger e Mirja Guntheil, direttori di una società tedesca di consulenza, la Asterisk Research and Analysis, è ovvio già dal titolo. Meno ovvio è l'accostamento di Lega e Fratelli d'Italia alle "battaglie politiche ultra-nazionaliste e conservatrici, combinate con forti narrazioni xenofobe e antisemite e ideologie ultra-religiose riguardo l’aborto, l’eutanasia e i matrimoni omosessuali", di formazioni extraparlamentari come Forza nuova e Casapound. Certo lo studio cavilla sulla differenza tra "estrema destra" e "destra radicale", ma alla fin fine fa di tutto un brodo e pone pure l'accento sul fatto che i sondaggi li vedono "oltre il 20% dei voti".
Il lavoro della Commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo è perfettamente in linea con il clima che si respira anche a Bruxelles. Ne ha dato prova domenica scorsa il vice presidente della commissione Ue, Frans Timmermans, che a Mezz'ora in Più ha aperto la caccia agli "amici di Putin" che in passato hanno avuto rapporti con il Cremlino. Una campagna inutile e dannosa che ovviamente non chiama in causa chi, anche nei partiti di centrosinistra, ha tentato fino all'ultimo la diplomazia "parallela" per riportare lo Zar al tavolo con l'Occidente, ma soltanto chi nel centrodestra (e l'obiettivo è soprattutto Salvini) credeva che con la Russia fosse meglio sedersi a un tavolo anziché andare al muro contro muro.
Le incursioni dell'Unione europea non sono limitate alla sola sfera ideologica. Anche sul piano politico la Commissione europea ha ripreso a bombardare l'Italia e, in modo particolare, le politiche portate avanti dal centrodestra. Vanno in questa direzione non soltanto i richiami, ripetuti in modo ossessivo nelle ultime ore, su Fisco, riforma del catasto e balneari, ma pure la benevolenza con cui vengono giudicati interventi fallimentari e dannosi (lo dicono i numeri!) come il reddito di cittadinanza e il superbonus 110%. Un inutile e pericoloso assist alla sinistra a cui si danno argomenti per alzare i toni alla vigilia dell'approvazione di misure importanti per l'attuazione del Pnrr. Intervistato oggi dalla Stampa, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, è tornato a sbandierare i vessilli dell'austerity e a evocare il fantasma della procedura d'infrazione.
"Per ora non la apriamo - ha detto - ma torneremo a valutare la situazione in autunno e anche nella primavera del prossimo anno". Quando l'Italia, guarda un po', sarà in campagna elettorale per le politiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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