Nel 2023 «le politiche di bilancio nazionali dovrebbero coniugare la spinta agli investimenti con il controllo della crescita della spesa corrente, cosa particolarmente importante per i Paesi ad alto debito, ai quali è chiesto di garantire una politica fiscale prudente il prossimo anno». Il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ieri ha spiegato così la sospensione del Patto anche per il 2023 e le raccomandazioni all'Italia. Si tratta di un orientamento che il governo Draghi ha anticipato evitando di operare uno scostamento di bilancio per finanziare il dl Aiuti. Resta, tuttavia, irrisolto un problema di fondo che il sincero europeismo dell'ex presidente della Bce non ha contribuito a chiarificare.
La Commissione Ue (ma anche l'Fmi) paiono sempre più indulgenti con le politiche keynesiane, cioè quelle di sostegno alla domanda con un occhio di riguardo per i redditi bassi. Analoga intransigenza viene, però, mostrata nei confronti di chi intende tutelare i patrimoni individuali e le attività imprenditoriali. Come interpretare altrimenti le raccomandazioni Paese pubblicate ieri? Si è dato sostanziale via libera al reddito di cittadinanza, mentre si è sottolineata ancora una volta la necessità di aggiornare gli estimi catastali e attuare quanto prima la messa a gara delle concessioni balneari.
Il conto è presto fatto: se il rigore di bilancio tornerà imprescindibile, per finanziare bonus e sussidi occorrerà aumentare la pressione fiscale. Anche a Bruxelles chi produce Pil non risulta particolarmente simpatico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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