Trappola per il governo sull'occupazione. I sindacati scioperano e la sinistra li segue. L'ira di Confindustria

Un'estate caldissima si sta affacciando su Palazzo Chigi. Si infiamma il fronte con i sindacati, quello con Confindustria e quello politico all'interno della maggioranza su lavoro e semplificazioni del codice degli appalti

Trappola per il governo sull'occupazione. I sindacati scioperano e la sinistra li segue. L'ira di Confindustria

Un'estate caldissima si sta affacciando su Palazzo Chigi. Si infiamma il fronte con i sindacati, quello con Confindustria e quello politico all'interno della maggioranza su lavoro e semplificazioni del codice degli appalti. All'orizzonte la fine del blocco dei licenziamenti e il terreno dell'ignoto su cui si dovrà muovere il governo per l'impatto della misura sulla tenuta sociale e occupazionale del Paese - si parla di circa 600mila posti a rischio. Un'ondata davanti a cui il premier Draghi vuole farsi trovare pronto.

Ma gli attacchi sono paralleli. L'Usb proclama 8 ore di sciopero nazionale, articolato a livello provinciale a partire dalla prossima settimana, con manifestazioni davanti alle sedi di Confindustria o alle Prefetture. Venerdì Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza «per far sentire la nostra voce. Centinaia di migliaia di persone rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. Speriamo che ciascuno faccia appello al proprio senso di responsabilità per evitare di incendiare il Paese», annuncia il segretario della Uil Bombardieri.

E Leu, che sostiene il governo e che esprime il ministro della Salute Roberto Speranza, promette di essere in piazza con i lavoratori: «Rischiamo un autunno difficilissimo sul piano sociale Draghi ascolti un po' meno Confindustria. Hanno già avuto tanto, senza restituire quasi nulla», scrive su Facebook Arturo Scotto, coordinatore politico di Articolo uno.

Questa l'aria. Tanto che Draghi interviene da Bruxelles per ribadire che la «mediazione» del governo sul blocco dei licenziamenti e della Cig è «un passo avanti, decisamente un miglioramento rispetto alla situazione precedente». E, aggiunge, «spero sia sindacati che imprese si ritroveranno in questa mediazione». Invece i fuochi sono incrociati. Da Confindustria piovono ancora accuse sul ministro del Lavoro Orlando. Il presidente Carlo Bonomi parla di «imboscata» per definire l'ulteriore proroga selettiva al blocco dei licenziamenti fino al 28 agosto che il ministro Orlando avrebbe voluto inserire nel decreto sostegni Bis - per le aziende che avessero chiesto la Cig Covid dall'entrata in vigore del decreto entro la fine del prossimo mese. Anzi, di più, dice Bonomi. In gioco c'è «la lealtà istituzionale», che «è fondamentale in un Paese che deve uscire da un periodo di crisi drammatica. Se non ci sono le fondamenta di un rapporto di lealtà istituzionale sarà molto difficile». Replica Orlando: «C'è stata una polemica ingiustificata e priva di fondamento». Il dem incassa il sostegno anche del ministro per l'Agricoltura Stefano Patuanelli che rivendica le ragioni di una «scelta chiara e condivisibile. Consentire alle aziende un'ordinata uscita dal blocco dei licenziamenti, tutelando in questa fase ancora delicata per l'economia del nostro Paese tanto i lavoratori quanto le imprese». Un'apertura invece ad una eventuale proroga del blocco per qualche mese arriva invece dal leader della Lega Matteo Salvini, ospite ieri sera a «Cartabianca»: «Sono assolutamente disponibile - ha detto - a ragionare, in cambio di un aiuto alle imprese, anche di un allungamento del periodo del blocco dei licenziamenti per evitare problemi che non riguardano coloro che hanno cinque milioni ma coloro che portano a casa mille euro al mese. Come segretario della Lega - ha aggiunto - mi sono messaggiato con il presidente di Confindustria e con alcuni rappresentanti sindacali, li incontrerò volentieri, perché il dialogo è fondamentale. Spero che lo faccia anche il ministro Orlando».

Fuori intanto i sindacati cannoneggiano. Sia sul governo Draghi - anche per il decreto semplificazioni, cui contestano le norme per l'assegnazione al massimo ribasso e la sovrapposizione tra progettazione ed esecuzione - e sulla stessa Confindustria. Chiedono di tenere il blocco dei licenziamenti fino a ottobre per tutte le imprese, ricordano che non c'è stato alcun accordo tradito con l'associazione degli industriali e annunciano battaglia: «Il messaggio che viene dato, avendo ascoltato un po' troppo Confindustria, è che i problemi si risolverebbero con la libertà di licenziare: un messaggio sbagliato. Noi continueremo a chiedere che ci sia una proroga del blocco. Per noi la partita non è chiusa, il decreto andrà discusso in Parlamento e il premier dice che confronto con parti sociali è aperto, noi non vogliamo migliaia di licenziamenti, con il rischio che c'è non è il momento di aprire fratture sociali ulteriori», dice il segretario della Cgil Landini. Bordate a distanza che agitano i prossimi passi dell'esecutivo Draghi. Alle quali si sommano quelle che arrivano dal mondo produttivo della prima linea: «Al lavoro contenuto nel decreto Sostegni bis, infatti, introduce solo una serie di misure di stampo assistenzialistico e politiche passive che non metteranno le imprese italiane nelle condizioni di poter promuovere e sostenere l'occupazione», attacca Unimpresa. E i moniti sui licenziamenti vengono anche dalla Cei. I vescovi invocano «un meccanismo di gradualità. Non possiamo pensare che l'ombrello si chiuda subito, mi sembra che sia logico e un imperativo morale».

Con la sferzata a investire con il recovery plan in politiche per la famiglia perché sono «inaccettabili» soluzioni «al ribasso», avverte il cardinale Gualtiero Bassetti che vede per il Paese il rischio di un «inverno demografico».

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