Trionfa il modello Berlusconi: "E adesso la guida del Paese"

Il presidente di Forza Italia esulta per l'esito storico dei ballottaggi: "Le roccheforti rosse non esistono più"

Trionfa il modello Berlusconi: "E adesso la guida del Paese"

A sera è una certezza e l'euforia monta. Ancor prima della chiusura delle urne, la buona notizia è tonda: il centrodestra vince nei principali capoluoghi da Nord a Sud. Nella villa di Arcore, un Berlusconi felice la prende come la conferma di qualcosa che annusava nell'aria da tempo. Un coronamento della sua seconda discesa in campo.

Perché, ragiona il leader di Forza Italia, dopo i risultati dei ballottaggi, l'«effetto Berlusconi c'è stato ed è stato travolgente», ha dato «una spinta decisiva ai candidati di Fi e a quelli delle liste civiche di centrodestra».

Così, si trasforma da sogno in progetto quello di tornare alla guida del Paese. Ai suoi fedelissimi l'ex premier ricorda che nei giorni scorsi i focus sui social media hanno registrato una «formidabile impennata positiva dei consensi alla leadership berlusconiana». Insomma, per il Cavaliere questa è «l'ennesima dimostrazione che il centrodestra unito vince e che vince il modello Silvio Berlusconi». Gli alleati di Lega e Fdi, ne è sicuro, smorzeranno le polemiche interne e il fronte rimarrà compatto. Perché il segnale forte che viene dalle urne «indica la strada anche per le prossime politiche».

Pensa alle elezioni di primavera, Berlusconi, perché non crede al voto anticipato, sul quale spinge invece il leader del Carroccio. Il leader azzurro vuole mettere Salvini e la Meloni attorno al tavolo per limare il programma comune che, ripete, non è condiviso solo in piccolissima parte. Vuole ritrovare l'accordo anche con il Pd sulla legge elettorale, per un sistema proporzionale alla tedesca, anche se il risultato dei ballottaggi sembra rafforzare le spinte verso il maggioritario del leader leghista e del governatore della Liguria Giovanni Toti.

Ecco, appunto, è con loro due che deve festeggiare la vittoria più eclatante e simbolica, quella di Marco Bucci a Genova. «Significa che le roccheforti rosse non esistono più», ripete Berlusconi, prima di chiamare il sindaco per congratularsi.

Sa bene che voto locale e nazionale non sono sovrapponibili e che il peso della Lega sia forte nell'alleanza ligure non lo preoccupa: equilibri locali, ma il modello da seguire a livello nazionale è piuttosto quello di Frosinone, dove il sindaco Nicola Ottaviani è stato rieletto al primo turno con il 57 per cento, grazie ad un'alleanza a traino Fi. Berlusconi intende sfruttare la «rivincita» alle urne per costringere Matteo Renzi a trattare sulla legge elettorale e ritiene che il proporzionale sia l'unico che garantirebbe al partito di essere centrale. Ma l'esito delle comunali riapre il dibattito in Fi sul sistema elettorale e il fronte pro maggioritario vuole un'Assemblea costituente, per convincere il Cavaliere a virare.

Mentre esulta per il «risultato storico», Toti lancia un avvertimento: «Auspico che la nostra coalizione faccia tesoro dell'esempio che viene dalla Liguria e non solo: un centrodestra unito, inventato da Berlusconi, è forza vincente del Paese. Dobbiamo valorizzare le nostre classi dirigenti e non cercare uomini della provvidenza come Calenda o Draghi». Il governatore ricorda che la Liguria è sempre stata una regione rossa, «ma il vento è cambiato, grazie alla nostra capacità di aggregazione». Poi chiede una «vera fase costituente» e conclude: «Ora sentirò Berlusconi e poi Salvini e Meloni» . Niccolò Ghedini, però, smorza: «Con Toti i rapporti sono eccellenti, la vittoria a Genova è di tutti. Il centrodestra unito l'ha inventato Berlusconi ed è così che torneremo a vincere anche alle politiche. Poi si può discutere su un sistema elettorale o l'altro, ma semmai la colpa è di Renzi, se non ha voluto darci il premio di coalizione».

Per il presidente del parlamento Ue Antonio Tajani, punto di riferimento dei moderati azzurri, «il problema non è il centrodestra unito, ma la lista unica. Berlusconi ha confermato che è inaccettabile». I fedelissimi del leader ripetono: «La Lega senza Fi non va da nessuna parte. Salvini senza Berlusconi non è nulla».

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