Cosenza- «Angelo» oggi avrebbe avuto circa 3 anni ma, la donna che lo aveva messo al mondo aveva già deciso, con la complicità di un medico e di altre due persone, che non doveva vivere. Che non sarebbe mai diventato una persona, che non avrebbe mai avuto degli amici, che non sarebbe mai andato a scuola, che non avrebbe mai avuto una famiglia. «Angelo» doveva servire solo a fare soldi. Tanti soldi. Nascere e morire subito dopo, per consentire ai suoi presunti assassini di intascare una sontuosa assicurazione, simulando un falso incidente stradale, un falso aborto, certificati da un medico e da due «testimoni» senza scrupoli. Un piano diabolico e criminale, scoperto dagli inquirenti della Procura di Castrovillari (Cosenza), che aveva delegato alle indagini la polizia e la Guardia di Finanza. Quattro persone, tra cui la madre, sono state arrestate con le accuse di infanticidio e truffa. Uno degli indagati aveva il telefono sotto controllo, perciò gli inquirenti sono riusciti a ricostruire l'intera vicenda.
Questa orribile storia di barbarie è emersa dalle pieghe di una indagine (due filoni) su delle truffe alle assicurazioni e falsi invalidi, denominata Medical market . Complessivamente 144 indagati, tra cui medici, accusati di avere certificato inesistenti danni alla persona, allo scopo di ottenere i rimborsi assicurativi e un avvocato. Bottino delle truffe, un paio di milioni di euro.
Tra le decine di casi attenzionati da polizia e Fiamme gialle, era finito anche quello di Stefania Russo, 37 anni, di Corigliano Calabro (Cosenza). Il questore di Cosenza, Luigi Liguori, sottolinea: «È stata una indagine delicata che ha portato alla luce un fatto gravissimo: l'infanticidio di un neonato. È la prima volta che mi capita un reato così grave con lo scopo di truffare un'assicurazione».
Gli indagati avevano previsto tutto. La donna incinta, la nascita, l'omicidio. Il falso incidente stradale, per ottenere il risarcimento assicurativo, mai incassato proprio per l'indagine in corso.
Gli inquirenti sostengono che Stefania Russo avrebbe atteso che la gravidanza arrivasse al settimo mese, allo scopo di poter incassare un premio assicurativo più importante, per il finto aborto, provocato dal finto incidente stradale. Spiega il comandante provinciale della Fiamme gialle, Giosuè Colella. «È stato accertato che il feto, quando è nato, era vivo, ma è stato privato di qualsiasi tecnica perché si salvasse». Orrore.
È la fine di maggio del 2012 quando l'indagata arriva in ospedale simulando di stare male per un aborto in corso, provocato da un incidente stradale mai avvenuto. Il medico complice - fa nascere il bimbo, prematuro ma, in buone condizioni di salute secondo la Procura. Invece, il neonato muore. I periti nominati dai pm dicono che nonostante l'aborto procurato, era «vivo e vitale». La morte sarebbe arrivata per assenza di soccorso.
La donna che aveva messo al mondo la creatura aveva raccontato agli investigatori di essere rimasta vittima di un incidente stradale mentre si trovava in auto in compagnia di un uomo.
Un'auto aveva tagliato loro la strada facendoli finire fuori dalla carreggiata. Ma, la polizia, a seguito di tutte le varie indicazioni fornite dalla donna, non aveva trovato alcun riscontro alle dichiarazioni della indagata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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