Donald Trump mette a segno una vittoria importante nella corsa alla Casa Bianca, e questa volta non alle urne, ma in tribunale. La Corte Suprema Usa ha dato ragione all'unanimità all'ex presidente confermando la sua eleggibilità in Colorado, uno dei 15 Stati che vota oggi nel Super Tuesday. I nove saggi hanno accolto il suo ricorso contro la decisione della Corte suprema statale di bandirlo dalle schede elettorali per il suo ruolo nell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, una sentenza che farà da precedente anche per tutti gli altri ricorsi pendenti (il Maine e l'Illinois, che avevano escluso Trump dal voto, ora dovranno adeguarsi alla sentenza).
«È una grande vittoria per l'America», ha esultato il tycoon che in un impeto di entusiasmo ha anche aggiunto «il prossimo passo è l'immunità» ma in questo, i giuristi americani non lo seguono spiegando che sarà un passo difficile. Il massimo organo giudiziario Usa ha spiegato che gli stati non hanno l'autorità per rimuovere un candidato presidenziale in base al 14mo emendamento (secondo cui un funzionario che ha giurato di difendere la Costituzione «deve essere escluso da cariche future se è stato coinvolto in un'insurrezione»), ma questo potere è solo del Congresso. «Tutti e nove i giudici sono d'accordo con questo risultato», hanno fatto sapere.
Il fatto che la decisione sia condivisa dai togati conservatori - di cui tre nominati da Trump - e da quelli liberal la rende ancora più significativa per il frontrunner repubblicano. Anche perché arriva a poche ore dal voto del Super Martedì in cui sono in palio oltre un terzo dei delegati totali, e dove i sondaggi lo danno in vantaggio praticamente ovunque.
La rivale di partito Nikki Haley, intanto, ha vinto le sue prime primarie nel Distretto di Columbia, dove si trova Washington: un successo che non è una sorpresa e anzi per molti analisti era considerata forse l'unica chance per l'ex governatrice della South Carolina di superare Trump, che non è molto amato dai 22.000 elettori repubblicani registrati nella capitale.
«Mi sono tenuto volutamente alla larga da Washington, una palude con pochissimi delegati e nessun vantaggio», ha commentato The Donald chiamando Haley «cervello di gallina» per aver «speso lì tutto il suo tempo, il suo denaro e i suoi sforzi», e sottolineando che «i numeri davvero grandi arriveranno nel Super Tuesday».
Lei, invece, ha fatto sapere che non si sentirà obbligata a sostenere l'eventuale investito da quello che è diventato il «partito di Trump, non più quello di una volta». Non è chiaro che intenzioni lei abbia dopo il voto di oggi, ma non è escluso che resti in corsa, confidando magari che l'avversario sia messo fuori gioco dai guai giudiziari (anche se la base del partito non è con lei e alla convention i delegati potrebbero non votarla).
Sul lato sinistro del Potomac, intanto, Biden si è detto fiducioso di vincere a novembre.
«Ricordate che nel 2020 mi avete detto che non avrei vinto? E che poi nel 2022 mi avete detto che ci sarebbe stata un'onda rossa (repubblicana) che invece non c'è stata? Nel 2024 penso che vedrete la stessa cosa», ha affermato in un'intervista al New Yorker.«Se non pensassi che le politiche che ho messo in atto siano le migliori per il Paese, non credo lo rifarei - ha aggiunto - Ma sono l'unico che abbia mai battuto Trump. E lo batterò di nuovo».
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