"Le tv un bersaglio dai Balcani a Gaza. Ora rischiamo una nuova Sarajevo"

Il generale Camporini: "Il cambio di tattica fa parte delle strategie belliche. Per raggiungere i suoi obiettivi Mosca farà più danni e vittime"

"Le tv un bersaglio dai Balcani a Gaza. Ora rischiamo una nuova Sarajevo"

È una giornata in cui l'attacco russo all'Ucraina si fa più violento quella che precede il secondo round dei negoziati. E anche il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa, ex presidente del Centro Alti Studi della Difesa e oggi responsabile sicurezza e difesa di Azione, vede da parte russa «un cambio di tattica». «Sembra che siamo passati a una fase più muscolare, mettendo sotto tiro tra l'altro elementi classici delle strategie belliche da sempre», esordisce.

Si riferisce alla torre della tv di Kiev?

«La torre delle comunicazioni è da sempre un obiettivo, è stato così durante le campagne dei Balcani e anche a Gaza. Si tratta di obbiettivi molto paganti perché consentono di rendere difficoltose le comunicazioni e la circolazione delle informazioni, qualcosa che a un attaccante fa molto comodo».

Resta il dato di fatto di una guerra che non è stata affatto «lampo». Non c'è il rischio che tra lentezza russa e resistenza ucraina Kiev diventi una nuova Sarajevo?

«Il rischio esiste, perché un generale che ha un obiettivo e non riesce a raggiungerlo con l'uso minimo della forza, tenderà a usare un livello accelerato di forza, con conseguenti maggiori danni e maggiori vittime. Ma questa operazione è partita con un bagaglio di intelligence molto modesto, perché abbiamo ormai l'evidenza che nessuno a Mosca si sarebbe aspettato una reazione così vivace da parte ucraina e una capacità politica di resistere da parte di Zelensky: tutti si aspettavano anzi che la questione si sarebbe chiusa nell'arco di 48 ore e d'altronde Putin lo aveva detto apertis verbis anche a Xi Jinping. Non è andata così, e il tutto presuppone una cattiva base informativa che è arrivata fino a Putin. Questo è gravissimo. Evidentemente il servizio di intelligence russo non ha fornito al capo in testa le informazioni che gli erano indispensabili per prendere le sue decisioni».

Il rischio forse più grande per i russi ora è la guerriglia...

«Secondo me è la disponibilità che sembra essere stata incrementata dalle decisioni occidentali di disporre di armi anticarro che possono essere utilizzate con esiti mortali contro le colonne corazzate. Perché la possibilità di fare agguati diventa di semplicità elementare. I russi potrebbero contrastare questo pericolo solo utilizzando in modo sinergico la fanteria e i mezzi corazzati, con i fanti a terra che prevengono i rischi di imboscate e permettono l'avanzata.

Ma questo presuppone degli automatismi tra i vari componenti delle squadre, che però non si acquisiscono in poche settimane, e da quanto ho letto una parte significativa delle truppe russe è formata da ragazzi di leva, poco adatti a mettere in campo queste tattiche sofisticate».

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