Uccisa a bottigliate dal compagno. Voleva difendere la figlia aggredita

Degenera l'ennesima lite. Poi l'assassino chiama la polizia

Uccisa a bottigliate dal compagno. Voleva difendere la figlia aggredita

Uccisa a bottigliate per proteggere la figlia. L'assassino subito dopo chiama i carabinieri. «Venitemi a prendere, l'ho ammazzata». Dramma al centro di San Stino di Livenza, Venezia, dove ieri pomeriggio si è consumato l'ennesimo femminicidio. Vittima Cinzia Luison, 60 anni, maestra parrucchiera. L'assassino è il compagno, Giuseppe Pitteri, detto Walter, 65 anni, ex autista dell'Actv, l'azienda veneziana dei trasporti pubblici. L'omicidio all'ora di pranzo al culmine di una lite, l'ennesima scoppiata per la ludopatia del padre, con una delle due figlie ventenni della coppia. Secondo una prima ricostruzione, la donna si sarebbe messa in mezzo fra la ragazza e il padre che l'aveva aggredita, forse per ucciderla. L'uomo urla brandendo la bottiglia, la donna cerca di fermarlo ma viene colpita alla testa e crolla a terra. Inutile ogni tentativo di soccorrerla. Quando i carabinieri arrivano nell'appartamento di corso del Donatore non possono fare altro che chiamare il medico legale, il dottor Antonello Cirnelli. A nulla serve il tentativo di rianimare la poveretta anche da parte del 118. Cinzia è morta.

«Una famiglia normale, tranquilla. Mai problemi», ripete sconvolto il sindaco, Matteo Cappelletto. La vittima, molto conosciuta in zona, era titolare del salone «Cinzia Parrucchieri» a Blessaglia di Pramaggiore. Attività che le aveva portato anche importanti riconoscimenti, come il primo posto nel 2011 nella classifica italiana al Masterjam Aveda, a Londra, per l'uso di prodotti con elementi naturali secondo filosofie orientali di rispetto per l'ambiente. Sul posto dell'ennesimo femminicidio anche il magistrato delle Procura di Pordenone, Carmelo Barbaro, che ha poi interrogato l'uomo. Nella caserma di San Stino di Livenza, davanti ai carabinieri del posto, i colleghi di Portogruaro e al pm, Pitteri confessa subito. «Ho perso la testa, non la volevo ammazzare». Ma per il pm, che convalida il fermo, l'accusa è di omicidio volontario aggravato dai vincoli familiari e dai futili motivi. L'uomo, del resto, avrebbe anche tentato di uccidere la figlia, secondo quanto raccontato dalla poveretta.

L'ennesimo femminicidio in ambito familiare, il 54esimo in Italia dall'inizio dell'anno. Un triste primato: l'undicesima donna uccisa dal marito, fidanzato o convivente solo nel Veneto. «Una piaga sociale - commenta secco il presidente della Regione Veneto Luca Zaia - La morte di Cinzia Luison ci richiama alla tragica quotidianità dei fatti e ci riempie il cuore di amarezza per quello che forse poteva essere evitato. Di fronte alla morte di una persona in questo modo possiamo solo dire che la violenza a nessun livello è tollerabile e va condannata senza se e senza ma con l'impegno di tutti. Fondamentale denunciare: abbiamo una rete antiviolenza fatta di 26 centri, 38 sportelli, 28 case rifugio».

I rapporti, però, restano drammatici.

Dei 287 omicidi commessi dal primo gennaio a oggi, gli stessi del 2021, 111 delle vittime sono donne, 93 avvenuti in ambito familiare - affettivo, 54 sono state assassinate per mano del marito, compagno o ex. Fra le forme più subdole del femminicidio, la dipendenza economica in cui è l'uomo che ha il ruolo di principale responsabile del sostentamento della stessa.

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