Il gup della capitale ha rinviato a giudizio Giandavide De Pau, accusato dell'omicidio di tre donne uccise il 17 novembre scorso nel quartiere Prati, a Roma: due cinesi accoltellate a morte nell'appartamento al primo piano di via Riboty e una sessantacinquenne colombiana, Marta Castano Torres, uccisa nel seminterrato di via Durazzo. Una vicenda che scosse il tranquillo quartiere sede della Rai e del Tribunale, sede di molti uffici legali.
Per il 53enne la prima udienza del processo è stata fissata per il 22 febbraio davanti alla terza Corte d'Assise, nell'aula bunker di Rebibbia. Ieri all'udienza preliminare si sono costituiti parti civili i parenti delle vittime e l'Associazione italiana vittime vulnerabili di reato. Nell'atto di accusa i pubblici ministeri Antonella Pandolfi e Michele Prestipino contestano a De Pau, accusato del triplice omicidio, oltre alle aggravanti della crudeltà e dei futili motivi anche la premeditazione. Il 53enne, con un passato da autista per il boss Michele Senese e numerosi precedenti a suo carico, era stato arrestato dalla polizia a meno di 48 ore dal delitto. «Uno degli elementi che saranno oggetto di contraddittorio sarà la perizia psichiatrica», sottolineano i difensori, gli avvocati Alessandro De Federicis e Barbara De Benedetti. L'imputato è accusato di aver ucciso le tre donne, accanendosi su di loro con un coltello un maniera brutale, «sotto l'azione combinata di sostanze alcoliche, stupefacenti e farmacologiche, con premeditazione, per futili motivi e agendo con crudeltà» e dopo aver consumato con loro un rapporto sessuale.
De Pau ha ripreso le due donne cinesi mentre le uccideva e il video, ora agli atti, è stato trovato nel suo telefonino lasciato nell'appartamento di via Riboty prima di andare ad uccidere la terza donna. Quando venne arrestato, il gip scrisse nell'ordinanza che De Pau, nonostante sostenesse di non ricordare nulla, era «pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi ai danni delle tre donne».
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