In Ucraina truppe e navi. Nato, ultimatum ai russi e Biden chiama Putin

Stoltenberg: "Basta provocazioni". La replica di Mosca: "Ne avete fatto una polveriera"

In Ucraina truppe e navi. Nato, ultimatum ai russi e Biden chiama Putin

«La più grande mobilitazione di uomini al confine dall'annessione illegale della Crimea, nel 2014», l'ha definita il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. È di fronte a questa evidenza - 41mila militari russi spostati alla frontiera con l'Ucraina, altri 42mila stanziati in Crimea e 15 navi militari trasferite dal Mar Caspio al Mar Nero - che nelle scorse ore si è raggiunto un nuovo apice di tensione tra Ucraina e Russia, con i vertici dell'Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti che alzano la voce «preoccupati» a favore di Kiev. Il presidente americano Joe Biden chiama al telefono il leader russo Vladimir Putin - per la prima volta da quando lo ha definito «assassino» in un'intervista a marzo - e chiede di «allentare le tensioni», avvisando che agirà «con fermezza» in difesa di Kiev e ricordando «l'incrollabile impegno americano per la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina».

Si alza un'aria da conflitto tra i due blocchi e si fa più concreto il rischio che da queste parti si possa materializzare il primo atto di una Guerra Fredda già parecchio surriscaldata dal massiccio dispiegamento di forze militari deciso da Mosca e dall'uccisione di diversi soldati ucraini nel Donbass, l'area controllata dai separatisti filorussi nell'Est dell'Ucraina.

Come se non bastassero già lo scontro e le sanzioni contro Mosca per il caso dell'oppositore politico Alexey Navalny, ancora rinchiuso in un carcere russo, dove ha perso 8 chili per lo sciopero della fame cominciato il 31 marzo e rischia ora l'alimentazione forzata. Adesso la Nato parla di un'escalation militare «molto preoccupante, ingiustificata e inspiegabile» e alza i toni dopo l'incontro con il ministro degli Esteri di Kiev a Bruxelles e alla vigilia di quello con il segretario di Stato Antony Blinken e del suo collega alla Difesa, Lloyd Austin, che saranno presenti oggi fisicamente alla videoconferenza virtuale dei ministri degli Esteri e della Difesa Nato. «Negli ultimi giorni la Russia ha movimentato migliaia di soldati pronti al combattimento lungo i confini con l'Ucraina», è l'allarme lanciato da Stolterberg, unito a un avvertimento inequivocabile: «Mosca fermi le sue provocazioni e proceda con la de-escalation immediatamente. Deve rispettare i suoi impegni internazionali». Anche perché - è la posizione netta - l'Alleanza Atlantica «sostiene l'Ucraina, la sua sovranità e integrità territoriale». All'allarme Nato si aggiungono le parole del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba: «Se la Russia agirà contro di noi pagherà un caro prezzo». Poi Kiev sembra ammorbidirsi: «Non vogliamo la guerra e cerchiamo di risolvere il conflitto in modo diplomatico», ma l'invito è a «non ripetere l'errore del 2014» con la Crimea.

Il clima si fa pesante. Mosca non sente ragioni e si dice «pronta a tutto» per difendere i suoi cittadini. Intanto scarica le responsabilità sul blocco avverso, accusando Stati Uniti e paesi Nato di aver trasformato l'Ucraina in una «polveriera», inviando armi a Kiev. «Queste forniture sono continuate e il volume di questo sostegno è cresciuto», spiega il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov.

«Qualora dovesse verificarsi un'escalation, faremo tutto il possibile per assicurare la sicurezza dei nostri cittadini ovunque essi siano - insiste Mosca - ma le responsabilità delle conseguenze di questa ipotetica escalation sarebbero interamente di Kiev e dei suoi mentori in Occidente». Nel frattempo due navi da guerra americane - i cacciatorpedinieri Donald Cook e Roosevelt - stanno arrivando nel Mar Nero.

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