La Camera dei deputati apre le porte agli «amici di Putin». Appuntamento per il 6 luglio prossimo. Alle ore 18, tutti precettati: la sala stampa di Montecitorio ospiterà il dibattito «Guerra e Pace». Titolo innocuo, se non fosse per il testo che accompagna l'invito all'evento. Alcuni passaggi del testo sono emblematici: «A oltre quattro mesi dall'inizio dell'operazione speciale militare in Ucraina secondo la versione russa o invasione secondo la speculare versione euroatlantica cominciano a emergere le prime avvisaglie di una frattura all'interno del cosiddetto fronte occidentale che si riflette nelle società civili dei vari paesi europei». E dunque, per i promotori dell'incontro, ospitato in Parlamento, l'invasione russa viene derubricata a «speculare versione euroatlantica».
Scorrendo l'elenco dei relatori spuntano i nomi di tre parlamentari che in questi mesi hanno sostenuto le ragioni del Cremlino. La senatrice Bianca Laura Granato, che durante le comunicazioni del premier Draghi, prima del vertice europeo, ha attaccato frontalmente la posizione pro-Ucraina del governo. Andando avanti, ecco il nome di Pino Cabras, deputato del Gruppo Misto-Alternativa, da sempre critico rispetto alla linea Nato. E poi il terzo parlamentare è Jessica Costanzo (Italexit), altra voce critica sulla difesa dell'Ucraina. A introdurre i lavori sarà Tiberio Graziani, esperto di geopolitica ed economia internazionale, presidente di Vision and Global Trends-International Institute for Global Analyses, piattaforma internazionale impegnata a promuovere il dialogo tra le civiltà e a monitorare le dinamiche legate ai processi di globalizzazione.
L'incontro-dibattito diventa un processo alla scelta dell'esecutivo guidato da Mario Draghi di schierarsi dalla parte dell'Ucraina nel conflitto. Posizione ribadita in un altro passaggio del testo che fa da cornice all'invito: «Le scelte a favore di una guerra di resistenza senza se e senza ma sostenute dal governo e dal Parlamento, in assenza di una libera e pubblica valutazione e sulla base del semplicistico schema aggredito-aggressore, che non tiene conto della guerra del Donbass iniziata otto anni fa, siano state influenzate dagli interessi della Nato, dell'amministrazione Biden anziché dagli interessi concreti del Paese». C'è chi etichetta l'evento come propaganda russa. Ma per i promotori è semplice confronto. Un dibattito che arriva dopo le polemiche per le famose liste dei putiniani. E che ora rischia di innescare nuove tensioni tra filo russi e filo ucraini.
Intanto, nella giornata di ieri, il presidente del Copasir, Adolfo Urso ha rilanciato l'allarme sui rischi di infiltrazione cinese e russa nell'opinione pubblica italiana: «Siamo consapevoli che l'Italia appare più vulnerabile per quanto riguarda la disinformazione e la manipolazione anche perché è un Paese di frontiera rispetto alla potenza russa e alla penetrazione cinese e anche perché siamo un target loro».
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