Nuova stretta del governo dei Talebani al potere in Afghanistan. È stata ordinata la chiusura dei saloni di bellezza e, al momento, non ci sono motivazioni per la decisione. «Una volta che saranno chiusi, segnaleremo il motivo ai media» taglia corto il portavoce del ministero per la Prevenzione del vizio e la promozione della virtù, Mohamed Sadeq Muhajir. Secondo un decreto, il mese prossimo scadranno tutte le licenze concesse ai saloni di bellezza femminili, una delle poche fonti di reddito rimasta alle donne afghane, alcune delle quali provvedono al sostentamento della famiglia. «I nostri uomini non lavorano - ha denunciato una donna al sito di ToloNews (da cui in passato sono state allontanate tutte le giornaliste) - Non saprei cosa dovremmo fare se chiuderanno questo posto». Tornati al potere nell'agosto di due anni fa, i Talebani avevano promesso che avrebbero rispettato i diritti delle donne. Ma da allora le donne sono state estromesse dalla maggior parte del mondo del lavoro.
E restano chiuse per le ragazze le porte di università e scuole superiori. Ma i decreti dei Talebani non sempre verrebbero attuati alla lettera e secondo l'agenzia tedesca Dpa a Kabul ancora molte donne continuerebbero a mostrarsi in pubblico con il volto scoperto e ci sarebbero scuole private con corsi per le ragazze.
Da quando i Talebani hanno preso il potere nell'agosto 2021, le donne afghane sono sempre più escluse dalla sfera pubblica e dalla società. È stato vietato loro l'accesso all'istruzione secondaria e all'università, sia per le professoresse che per le studentesse. Non possono fare semplici attività come sport all'aria aperta, scoprire il viso, lavorare per le organizzazioni non governative.
L'Italia denuncia l'ulteriore stretta del regime a Kabul. E lo fa per bocca di Giorgia Latini (Lega), vicepresidente della commissione Cultura: «Lascia sgomenti l'odio del regime talebano per le donne. Inaccettabili le notizie che giungono in Occidente.
I talebani continuano a violare i diritti fondamentali, emarginando migliaia di ragazze e costringendole a una vita di reclusione e sottomissione. Rispetto e uguaglianza sono termini sconosciuti per loro, un sogno nemmeno immaginabile. Resta da chiedersi cosa pensare di uomini che vietano ogni forma di libertà alle proprie madri, figlie, sorelle e mogli».
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