"Io ho un mandato del mio partito a costruire l’unione civile dando alle persone dello stesso sesso i doveri e i diritti reciproci degli sposati". Monica Cirinnà, relatrice del ddl sulle unioni civili, non intende fare alcun passo indietro su "diritti sociali fiscali e previdenziali, reversibilità e, punto fondante delle primarie di Renzi, la stepchild adoption", ovvero l’adozione da parte di uno dei due membri di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner.
"Se i cattolici vogliono levare alcune piccole cose simboliche, come il riferimento alla filiazione - mette in chiaro la senatrice del Pd in una intervista al Corriere della Sera - le leverò". Quanto al nome, "formazioni sociali specifiche", la Cirinnà attribuisce il problema a "una comunicazione sbagliata e ipercritica". E dice: "Il dato obiettivo dell’emendamento approvato in commissione Giustizia del Senato è che abbiamo istituito le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il nuovo istituto giuridico non cambia nome e la qualificazione che gli abbiamo dato, su richiesta dei cattolici, pone le unioni civili tra gli istituti di rango costituzionale". La senatrice piddì spera che il ddl arrivi in Aula entro il 15 ottobre, dopo il ddl costituzionale e prima della legge di bilancio. "Ma - si affretta a dichiarare al Corriere della Sera - avendo ormai capito che la volontà ostruzionistica permane, si potrebbe anche andare in aula senza relatore".
Al ddl sulle Unioni civili i gruppi che fanno ostruzionismo sono essenzialmente Lega Nord, Area popolare e Forza Italia.
A loro la Cirinnà replica duramente: "Noi stiamo dando ampi segnali di disponibilità al dialogo, ma se vogliono superare i limiti della ragionevolezza non li possiamo seguire". E conclude: "Voglio fare una legge che non discrimina, non rifarò l’errore della legge 40 per inseguire questioni etiche e morali di qualcuno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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