
Ricorderà a lungo la sua tempestosa visita romana JD Vance, il vicepresidente degli Stati Uniti. E a questo punto non tanto per la chiusura del Colosseo e per le ire dei turisti bloccati e dei romani imbottigliati. Ma per il fatto che è stato l'ultimo leader a incontrare papa Francesco, per pochi minuti nella domenica di Pasqua, giusto il tempo di scambiarsi gli auguri a Santa Marta, poche ore prima della morte del pontefice.
Ieri l'autore di Elegia Americana, nel frattempo volato a Nuova Delhi per incontrare il premier indiano Narendra Modi, ha celebrato a suo modo questo evento, scrivendo su X: «Ho appena appreso della scomparsa di Papa Francesco. Il mio cuore è rivolto ai milioni di cristiani in tutto il mondo che lo amavano. Sono stato felice di vederlo ieri, anche se era ovviamente molto malato». E poi: «Lo ricorderò sempre per l'omelia che ha pronunciato nei primissimi giorni del Covid, è stata davvero bellissima. Che Dio lo benedica».
Vance era sembrato davvero commosso dell'incontro con Bergoglio, certo non era consapevole di aver vissuto un momento tristemente storico. «È stato un grande onore visitare il Vaticano durante la Settimana Santa, e una benedizione vivere la bellezza e la venerazione della liturgia del Venerdì Santo nella basilica di San Pietro», aveva scritto a caldo su Instagram. Entrerà nella storia anche l'augurio a posteriori un po' inopportuno rivolto dal vice di Trump al papa nel corso del breve incontro: «So che non è stato molto bene, ma sono contento di vedere che ora sta meglio. Grazie per avermi ricevuto». Papa Francesco aveva donato tre uova di Pasqua ai figli del vicepresidente Usa, una cravatta vaticana a lui e dei rosari alla moglie. Dopo l'incontro col Pontefice, Vance si era unito alla sua famiglia per la messa di Pasqua nella basilica Papa di San Paolo fuori le mura. Vance si è convertito al cattolicesimo solo nel 2019.
La visita di Vance in Vaticano è stata importante anche perché era vista come un segnale di distensione nei difficili rapporti tra il papa più «di sinistra» e l'amministrazione Usa più «di destra» della storia. Gli ultimi atti delle due segreterie non erano stati certo improntati alla riconciliazione. Il presidente americano aveva nominato come ambasciatore presso la Santa Sede Brian Burch, presidente di Catholic Vote e noto critico del pontefice, per lui decisamente troppo progressista. Burch è notoriamente vicino all'arcivescovo Carlo Maria Viganò, l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti accusato di scisma, scomunicato e nemico del Papa. Dall'altra parte Bergoglio aveva scelto come arcivescovo di Washington il cardinale Robert Walter McElroy, che aveva definito il muro al confine tra Stati Uniti e Messico voluto da Trump «inefficace e grottesco».
E ieri a caldo l'account ufficiale della Casa Bianca ha corredato un messaggio di cordoglio per la morte di Bergoglio con due foto: una ritrae Donald e Melania Trump con il papa nel 2017 e la seconda di Vance a Santa Marta. Un messaggio apparentemente conciliante, anche se è chiaro che l'amministrazione Trump spera ora in un successore al soglio di Pietro di tutt'altra pasta rispetto al papa degli ultimi.
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