Campagna vaccinale in stallo e richiami a rischio: mancano oltre 50mila dosi. Governo e regioni hanno raggiunto un accordo per dirottare le dosi in arrivo o già consegnate alla copertura del richiamo. La priorità è garantire le seconde dosi per tutte le regioni e dunque è inevitabile uno slittamento nell'avvio della profilassi per gli over 80.
Poi, avvertono sia il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, sia il governatore del Veneto, Luca Zaia, per le dosi in arrivo «ci sarà un riequilibrio, il taglio del 29 per cento deve essere orizzontale» e non arbitrariamente deciso dalla Pfizer che ha penalizzato alcune regioni molto più di altre. Orientamento confermato dal commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, che rimodulerà in modo equo le riduzioni tra le regioni con le prossime consegne.
Ma il rallentamento nelle consegne prosegue e i conti destano grande preoccupazione perché al momento anche con la ridistribuzione solidale mancano 54 mila dosi per i richiami. Come già specificato ieri dopo il confronto con le regioni ed il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, la Pfizer ha comunicato riduzioni anche per le prossime 3 settimane e solo da metà febbraio ci sarà un rafforzamento della distribuzione.
«Qualora tutte le regioni somministrassero tutte le dosi disponibili nella settimana precedente (116.154 al giorno in Italia) con il solo magazzino residuo (30% pari a 119.340) nonché con le dosi ipotizzate in consegna da Pfizer, - è stato il ragionamento di Arcuri- non ci sarebbero tutte le dosi necessarie per i richiami (628.541) considerando il numero di vaccinati dei 21 giorni precedenti. Sarà quindi necessario utilizzare le scorte di magazzino (136.539) e comunque mancherebbero 54.071 dosi per il richiamo».
Le regioni più in difficoltà sono la Campania, con circa 20mila richiami scoperti; La Sicilia, 13mila; l'Abruzzo, 6mila; L'Emilia Romagna 7mila e poi a scendere fino al Lazio che ha scorte sufficienti. Per il Veneto è Zaia a spiegare che servono «110mila dosi per i richiami. Al momento abbiamo 22.230 dosi dell'ultima fornitura più altre 20mila in magazzino».
La Lombardia avrà 20mila dosi in meno che diventeranno 25mila la prossima e nessuna certezza su cosa succederà nelle prossime. L'unica certezza è che viene rallentata la programmazione per garantire a tutti il richiamo. I ritardi nelle consegne di Pfizer sposteranno la fine della prima fase dal 28 febbraio all'11 marzo.
Arcuri ricorda che «gli impegni contrattuali prevedono per il nostro Paese 8.635.154 dosi entro il 31 marzo nonché una quota delle 6.642.991 dosi di cui al Vaccine Order Form aggiuntivo. Al momento ai sensi della pianificazione ricevuta da Pfizer, al 15 febbraio risulterebbe una consegna all'Italia di 3.885.570 dosi pari al 45 per cento dell'ordine iniziale e ad una percentuale sensibilmente inferiore considerando l'ordine aggiuntivo». Dunque è stato deciso di procedere legalmente nei confronti della Pfizer per inadempienza.
Inevitabile rivedere tempi e modi delle somministrazioni. La strategia della campagna vaccinale è legata alla disponibilità delle dosi. Se sono pochi, spiegano fonti del ministero, ci si deve attenere strettamente alle priorità: sanitari e fragili. La Lombardia ha deciso di inserire anche gli studenti di medicina che stanno frequentando il tirocinio.
L'assessore alla sanità Pier Luigi Lopalco invece ha proposto alla giunta della Puglia di iniziare la seconda fase della campagna vaccinando i docenti.Intanto il governo tedesco intende sollecitare il presidente Usa appena insediato, Joseph Biden, perché riveda gli accordi con Pfizer BionTech che prevedono la priorità di assegnazione della produzione agli Usa.
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