La chioma castana di Debora Serracchiani come le "vergogne" dei marmi romani. Entrambi coperti per non turbare la sensibilità degli iraniani.
Due casi assai diversi ma che si possono facilmente porre in correlazione. Pochi giorni fa, la vicepresidente del Pd si faceva fotografare durante una visita ufficiale in Iran con indosso il velo islamico.
Un atto di rispetto verso le usanze di quel Paese, che però sollevò numerose polemiche politiche, anche all'interno dello stesso Partito democratico. Due settimane più tardi è il presidente iraniano Hassan Rohani a visitare l'Italia. Stavolta però a venire censurate sono state le statue romane dei Musei Capitolini, coperte perché le nudità classiche non turbassero il pudico sguardo presidenziale.
Questi i fatti. Che impongono però alcune riflessioni. Quello della Serracchiani è stato un gesto di riguardo verso l'ospite, non imposto da alcun regolamento (alle spalle del governatore del Friuli si può infatti vedere una donna a capo scoperto) ma solo un'espressione di cortesia. La censura delle statue invece è un fatto diverso. Anzitutto perché nulla impediva che la conferenza stampa con Rohani venisse ospitata altrove, lontano dalle "scandalose" pudenda di marmo. Soprattutto perché l'arte classica è Roma, con i suoi nudi e con le sue censure - come dimenticare, infatti, che furono gli stessi Papi, ad ordinare, in piena Controriforma, la "vestizione" dei nudi della Cappella Sistina?
Se Rohani visita Roma, se intende promuovere i commerci e gli scambi con l'Italia deve sapere con chi ha a che fare. Esattamente come è bene che gli italiani conoscano e rispettino le usanze e le tradizioni iraniane.
Censurare preventivamente un'arte millenaria è atto sacrilego, indice della nostra debolezza. Ma sbaglierebbe chi pensasse che quei pannelli di legno che nascondono le sculture dei Musei Capitolini rappresentino una vittoria dell'Iran. Quella censura è invece testimonianza dello zeitgeist, dello spirito del tempo, occidentale. Imbevuto di relativismo, inebetito dal mantra per cui solo annullando la nostra identità potremmo realizzare una vera integrazione.
Il precedente, del resto è presto servito: a ottobre, a Firenze, una scultura di nudo dello scultore statunitense Jeff Koons venne coperta da un paravento per non turbare la sensibilità del principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed Bin Zayed Al Nahyanl.
Tanto ricco quanto Rohani è potente (e, en passant, presidente di uno Stato dove i diritti umani vengono calpestati ogni giorno). Perché nascondere la propria identità è sempre inaccettabile, ma farlo per omaggiare ricchi è potenti è ancora più ignobile.
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