La vendetta contro il buonsenso

Comprendiamo bene la voglia di cric che in molti in Europa hanno nei confronti dei politici greci, ma riflettano bene sulle conseguenze delle loro intemperanze. Rischiano di essere peggiori delle offese ricevute

La vendetta contro il buonsenso

Nel 2009 il leader greco Papandreou disse che i predecessori avevano truccato i conti per entrare nell'euro. Proprio il club da cui oggi rischiano di essere cacciati. Le istituzioni finanziarie internazionali poco dopo gli prestarono 240 miliardi. Nel frattempo la maggioranza si è spostata a sinistra, e il nuovo governo ha chiesto di non ripagare parte di quei prestiti, che sono venuti a scadenza. Anzi chiede nuove risorse. In cambio Europa e Fondo monetario internazionale, oggi come ieri, pretendono che Atene riduca drasticamente la spesa pubblica.

Questa è la cronaca. Nei rapporti tra privati cittadini non ci sarebbero dubbi: perché prestare quattrini a chi ti ha già truffato una volta e che nonostante un'ulteriore prova di fiducia, chieda nuovamente sconti sul debito. Ma i rapporti tra Stati non sono rapporti tra privati. Esistono ragioni che prevaricano il diritto privato. La differenza tra uno statista e un automobilista a cui tagliano la strada, è che il primo non scende dalla macchina col cric in mano.

Ci sono due motivi di realpolitik per i quali i leader europei non debbono rovesciare il tavolo.

Il primo riguarda il precedente. L'uscita della Grecia dal club, per i vecchi soci, non avrebbe conseguenze immediate devastanti. A parte veder polverizzati i prestiti fino a qua concessi (che non è certo poca cosa). Diffonderebbe però un senso di fragilità. Alla prima tempesta finanziaria, o politica, chiunque e soprattutto i mercati finanziari, si sentirebbero autorizzati a pensare che il caso greco si possa ripetere. È il rischio del contagio. Sui mercati ha a che fare con l'irrazionale. Se un socio del club è stato sbattuto fuori, si rompe un principio. Esiste, appunto, un precedente. Minimizzare il rischio contagio è comprensibile da parte di chi ci governa, è sciocco da parte di chi ci può guadagnare sopra.

C'è un secondo risvolto. La Grecia fuori dall'euro ha già pronto un partner internazionale dalle spalle larghe pronto ad accoglierla. Si chiama Russia. Non è l'epoca dei blocchi. È l'epoca delle sanzioni. Diceva Bastiat, dove non passano le merci, si affilano le armi.

Regalare un pezzo, sia pur piccolo, d'Europa, al rublo di Putin è una mossa geopolitica folle per i nostri stateghi di Bruxelles o Francoforte.

Comprendiamo bene la voglia di cric che in molti in Europa hanno nei confronti dei politici greci, ma riflettano bene sulle conseguenze delle loro intemperanze. Rischiano di essere peggiori delle offese ricevute.

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