La versione dell'ultrà: «Ferito anche io»

L'assassino di Emmanuel si difende ma la sua ricostruzione non convince

Nino Materi

Mentre ieri il cadavere del povero Emmanuel Chibi Namdi veniva sottoposto ad autopsia, cominciava anche l'operazione «cambiamo le carte in tavola». L'avvocato di Amedeo Mancini - il 39enne arrestato a Fermo per l'omicidio preterintenzionale con l'aggravante razzista del rifugiato nigeriano - ha tutto il diritto (e il dovere) di difendere il suo cliente. Eppure fa una certa impressione sentire il legale Francesco De Minicis dire: «Mancini ha un grosso ematoma sul costato che gli provoca forti dolori», sottolineando che l'uomo, ultrà della Fermana, «ha anche una ferita ad un braccio che potrebbe essere un morso o una sprangata, oltre a varie lesioni più lievi in altre parti del corpo».

Dove vuole andare a parare l'avvocato (che, ricordiamolo, non fa altro che legittimamente il suo mestiere)? Si vuole dimostrare che Mancini ha ucciso per legittima difesa, che l'ultrà ha semplicemente reagito? Che, insomma, il solo «cattivo» non è Mancini? Che forse un po' «cattivo» è stato anche Emmanuel? Magari «colpevole» di aver difeso la moglie che Mancini aveva «scherzosamente» chiamato «scimmia»? No. Mai come in questo caso la verità non è manipolabile: Emmanuel è la vittima e Mancini il carnefice. Tutto il resto sono arrampicate sugli specchi. Legittime (dal punto di vista della difesa dell'ultrà), ma sempre arrampicate sugli specchi rimangono. Ma è facile che il processo contro Mancini si alimenterà anche di questi veleni, di queste ipotesi, di queste bugie, spacciate per parziali verità.

Intanto le «lesioni ai danni di Mancini» sono state oggetto di un accertamento irripetibile condotto nell'infermeria del carcere. L'avvocato ha sottolineato di aver trovato il suo assistito «molto provato» sia perché «a causa del dolore al costato non ha chiuso occhio tutta la notte», sia perché è «assolutamente distrutto dal punto di vista psicologico». Cos'è, ora l'assassino di Emmanuel pretende pure di essere commiserato perché ha trascorso una notte insonne e - poverino - ha «dolore al costato» ed è «distrutto psicologicamente».

«È un ragazzo semplice - insiste il legale - e credo che questo tristissimo evento lo abbia colpito e che abbia capito che è mancata una vita, anche se contro la volontà di Mancini».

Intanto spunta, dal fascicolo difensivo dell'ultrà, un'immagine con in primo piano Amedeo Mancini che indossa una canotta con il simbolo di una band di estrema destra.

«Il mio assistito - precisa l'avvocato - ha sempre sostenuto di non avere simpatie di destra e di non sapere che quella band fosse razzista». Ma questi sono dettagli assolutamente irrilevanti.

Qui il problema - anzi, il dramma - è che Mancini ha ucciso Emmanuel.

Tutto il resto sono chiacchiere.

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