La versione di Giorgia sull'Ucraina? È in un libro, non servono gli scherzi

Ai comici russi la premier ha ribadito la sua posizione, confermando le tesi già raccolte nel libro-intervista col direttore del Giornale

La versione di Giorgia sull'Ucraina? È in un libro, non servono gli scherzi
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Beffata, sì, dai due comici russi Vovan e Lexus che si sono spacciati per il presidente dell’Unione africana, Azali Assoumani. Avrebbe potuto dire qualcosa di sconveniente, Giorgia Meloni, specie sul conflitto russo-ucraino? Forse. Però non lo ha fatto. Anzi, agli interlocutori mascherati la premier ha ripetuto con estremo rigore e coerenza, quello che ha sempre pensato e detto in più occasioni, pubblicamente. Una di queste occasioni è stato il lungo colloquio avuto con il direttore del «Giornale», Alessandro Sallusti, da cui è nato il libro «La versione di Giorgia» (270 pp. Rizzoli). Pubblichiamo ampi stralci del capitolo dedicato al dramma ucraino: sostegno a Kiev, desiderio di un cessate il fuoco e sforzi diplomatici per una pace giusta

Il bollettino medico butta male: oggi si inizia con gli antibiotici perché quella brutta influenza sta scappando di mano. (...) E poi «Dopo quello che ho visto e sentito ieri, lamentarsi dei nostri problemi, grandi o piccoli che siano, mi sembrerebbe decisamente inappropriato».

Ecco, parliamo proprio di questo. È il 21 febbraio 2023, tu vai a Kiev e metti piede, credo per la prima volta in vita tua, nel teatro di una guerra.

Arrivo lì, Zelensky mi viene incontro, nella mia testa frullano tanti pensieri.

Quali pensieri?

Penso quello che avresti pensato tu, quello che pensa la maggior parte delle persone: sono di fronte a un uomo che si è trovato ad affrontare una sfida immensa, forse troppo grande, perché non sei mai pronto quando la storia bussa forte alla tua porta ed è proprio con te che vuole confrontarsi.

Pensi davvero che la Russia potrebbe mai attaccare un membro della Nato?

(...) La questione è semplice. Se passa il principio che la forza del diritto internazionale è stata sostituita dal diritto del più forte, da domani vivremo in un mondo molto più insicuro e pericoloso, nel quale l'Europa e l'Italia avrebbero tutto da perdere. Per questo sono convinta che l'Ucraina stia combattendo anche per noi, allontanando, e non avvicinando, un conflitto di portata planetaria. Sostenere l'Ucraina significa lavorare per la pace, l'esatto contrario di quello che anche in Italia qualcuno tenta di raccontare, ingannando le persone per fare un po' di fatturato elettorale».

E per questo sei voluta andare a Kiev? Che ti ha chiesto Zelensky?

(...) Poche battute e poi senza tanti convenevoli toglie di tasca un foglietto: «Giorgia, sorry, you have this...».

Hai questo che cosa?

Generatori elettrici, pezzi di ricambio, difesa antiaerea: non è importante che cosa, ho avuto subito l'impressione di trovarmi davanti a una persona interessata solo alla salvezza del suo popolo, che conosceva nel dettaglio ogni esigenza, e quel foglietto ne era la prova. (...)

Vorrei che questa guerra finisse oggi stesso. La pace è un bene prezioso che va custodito con cura quando lo hai e perseguito con tutte le tue forze quando lo hai perso. Ma penso che non possa esserci una pace solida e duratura se non si giunge anche a una pace giusta. (...) Si può veramente chiamare pace la resa davanti a chi ti invade? A chi ti toglie la libertà con la violenza? Io penso sinceramente di no. (...) Io penso invece che la libertà abbia sempre un costo, a volte molto elevato, e che la grandezza di un essere umano, come quella di un popolo, si misuri proprio sul prezzo che si è disposti a pagare per la propria libertà.

C'è chi dice che l'Occidente vuole combattere la Russia fino all'ultimo ucraino.

Ho sentito anche questa tra le moltissime argomentazioni per abbandonare gli ucraini. Prima non bisognava sostenere l'Ucraina perché era troppo debole, poi perché era troppo forte; prima si diceva che gli ucraini non meritavano di essere aiutati per le loro molte «colpe», poi che non bisognava aiutarli per il loro bene altrimenti sarebbero morti combattendo, fino all'ultimo ucraino, appunto. Quello che qualcuno in Occidente ha difficoltà ad accettare è che gli ucraini combatteranno a prescindere per la loro terra e la loro libertà, con o senza il nostro aiuto. Gli ucraini hanno quella che non saprei definire se non «rassegnazione all'eroismo».

Resta il fatto che la gente invoca l'intervento della diplomazia.

È giusto, e siamo impegnati su questo a tempo pieno. Dobbiamo trovare una via d'uscita a questa guerra, che però non può essere consentire alla Russia di invadere l'Ucraina. Per questo, proprio per aiutare la diplomazia, occorre aiutare l'Ucraina.

La discussione maggiore non è sulle armi per difendere l'Italia, è sull'invio di armi all'Ucraina sia per la spesa che per la scelta politica.

Buona parte di quello che abbiamo fatto per l'Ucraina sono

aiuti che riguardano la difesa della popolazione civile: generatori elettrici, ambulanze e strutture di soccorso e ricovero da campo. E anche armi, certo: soprattutto sistemi antimina, sistemi antimissile e difesa aerea.

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