In uno dei giorni più delicati per la politica italiana il centrodestra si è riunito alla Camera alle 12.30. Sul tavolo degli alleati c'è un tema tanto rilevante quanto scottante: l'incarico a Mario Draghi. Alla riuniome hanno preso parte tutti i leader delle forze della coalizione, tranne Silvio Berlusconi collegato via zoom.
C'è attesa per capire quale sarà il futuro dell'ex presidente della Bce, arrivato al Quirinale intorno alle 12.00 dove, dopo oltre un'ora di testa a testa, ha ricevuto da Sergio Mattarella l'incarico per la formazione di unnuovo governo. Potrebbe dunque essere proprio Draghi il successore del dimissionario Giuseppe Conte. Ma, prima, serve il sostegno dei vari partiti.
Il vertice del centrodestra
"Stamani ci troveremo. Se la stagione di Conte e Casalino è stata archiviata è anche grazie al fatto che il centrodestra non si è sfaldato, si è mosso compatto, non si è fatto attrarre dalle sirene e resterà compatto". Così aveva parlato in mattinata Matteo Salvini a Omnibus su La7. Chiaro il messaggio: nonostante la confusione generale che aleggia su Palazzo Chigi, il centrodestra resta unito e, sempre unito, deciderà la prossima mossa.
Allo stesso modo, con parole simili, il leader della Lega ha aperto il mini summit con gli alleati di coalizione. "Se siamo arrivati a questo punto, con Giuseppe Conte e il suo pessimo governo che non sono più a Palazzo Chigi, è merito del fatto che il centrodestra è rimasto compatto". Il suo intervento, stando a quanto viene fatto trapelare, è stato accompagnato da un applauso spontaneo dei presenti.
"Centrodestra compatto"
Silvio Berlusconi è collegato dalla Provenza con il vertice di centrodestra per decidere la linea da tenere su un eventuale governo Draghi. Il Cav, apprende l'Adnkronos da alcuni presenti al summit, prima di dare un giudizio sull'ex presidente del Bce e qualche indicazione su come votare la fiducia di un suo esecutivo, vuole ascoltare le sue parole e capirne le intenzioni sulla formazione della nuova squadra di palazzo Chigi e sui contenuti programmatici.
Secondo quanto riferito dall'Adnkronos, il leader di Forza Italia, ha così parlato dell'ipotesi Draghi: "Vedremo cosa ha da dirci...". "Torneremo a riunirci a breve per definire i contenuti che saranno oggetto delle consultazioni" con il premier incaricato Mario Draghi, ha invece dichiarato il senatore di Cambiamo, Paolo Romani, uscendo dall'incontro. Dunque, il centrodestra andrà unito alle consultazioni? "Questo è l'obiettivo, il centrodestra è sempre stato compatto e io lavoro per questo", ha affermato Salvini al termine della riunione.
il segretario del Carroccio, in serata, ha aggiustato il tiro: "Se sarà Draghi a portare stabilità daremo il nostro contributo, pensando sempre che la via da seguire è quella delle elezioni". Mario Draghi è "persona è assolutamente di spessore, quindi non andiamo a porre condizioni a nessuno. Andiamo a capire se i suoi interessi per il Paese corrispondono con la nostra visione di un'Italia fondata sul merito e la libertà". Salvini ha poi ricordato che è auspicabile che il nuovo presidente della Repubblica sia scelto da un nuovo parlamento: non quello attuale, ma quello che uscirà quindi da eventuali elezioni anticipate.
Giorgia Meloni ha in seguito aggiunto un punto fondamentale. "Siamo contrari a cambiare la nostra posizione, per noi l'unica strada restano le elezioni ma per mantenere unito il centrodestra sono disposta a fare un passo intermedio concordando con tutta la coalizione una posizione di astensione", ha dichiarato la presidente di Fratelli d'Italia. Insomma, un possibile voto di astensione, come punto di caduta per salvaguardare l'unità della coalizione.
Il ragionamento fatto dalla leader di FdI, sottolinea l'Agi, privilegerebbe la coesione tra alleati, mettendo momentaneamente tra parentesi la richiesta di voto anticipato (che comunque a suo avviso resta la via maestra da percorrere) purchè nessuno voti a favore del nascituro esecutivo guidato dall'ex presidente della Bce. In questo modo, è stato fatto presente, si riuscirebbe anche a preservare la possibilità di recarsi anche alle consultazioni condotte da Mario Draghi con una delegazione unitaria.
Nel corso della registrazione di Restart su Rai2, Meloni ha affermato di non condividere la scelta di Mattarella in merito al voto. "Ad esempio non mi ha convinto sulla questione dei tempi, visto che 60 giorni e più sono già trascorsi dalla crisi innescata da Renzi agli inizi di dicembre", ha aggiunto la leader di FdI, dichiarando che "sulla carta, darei per scontato che finisca con un governo Draghi".
Scendendo nel dettaglio, Meloni ha spiegato di non aver nulla contro Mario Draghi "ma è una scelta che non mi sento di avallare.
Continuerò a fare quel che posso per lavorare ad uno scenario che porti l'Italia al voto". È ancora: "L'Italia non è una democrazia di serie B, il popolo ha diritto di scegliere e di farlo soprattutto nei momenti di difficoltà", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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