Qualche giorno fa all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, in occasione dell'Anniversario della firma dei Patti Lateranensi, insieme a Mattarella, Meloni, Tajani ed altri esponenti del Governo e del Vaticano, era presente anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. Dopo il colloquio a porte chiuse tra le due delegazioni, «don Matteo» ha lasciato Palazzo Borromeo con il sorriso sulle labbra, per niente pensieroso, segno che l'incontro era andato bene e che con i rappresentanti del governo non c'era stata alcuna frizione, come qualcuno aveva ipotizzato. Nessuna nuvola dell'ultim'ora, insomma, nemmeno sul tema migranti, al netto di quanto ha sempre detto e ribadito il cardinale. Due giorni dopo quell'appuntamento istituzionale è arrivato l'ok del Senato all'accordo Italia-Albania sui migranti che, una volta salvati in mare, potranno essere trasferiti temporaneamente in delle strutture su territorio albanese. Un'occasione ghiotta per attaccare il Governo, cosa che ha fatto ovviamente l'opposizione. Ma ad alzare la voce ci ha pensato anche monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza Episcopale Italiana che si occupa per l'appunto di migrazioni. Un ente che, per statuto, agisce in autonomia rispetto alla Cei. «L'accordo Italia-Albania è un segno d'incapacità del Paese a gestire il diritto d'asilo», ha tuonato con una nota l'arcivescovo, da sempre impegnato in prima linea a favore dei migranti, «Milioni di euro buttati in mare», ha aggiunto l'alto prelato che ha ricevuto un plauso dal Pd e che ha suscitato una reazione del vicepremier Tajani («No, sono soldi spesi bene»).
C'è chi ha pensato a un attacco della Cei al Governo, a un «ceffone» dei vescovi italiani all'esecutivo, magari a una regia occulta firmata Zuppi che prima sorride in ambasciata e poi attacca. In realtà il presidente della Cei, secondo quanto emerge in queste ore, non era a conoscenza di quel comunicato: monsignor Perego, due sere fa, così come raccontano i meglio informati, dopo aver saputo dell'ok del Senato ha scritto quelle righe di getto, di proprio pugno, prendendosene, a quanto pare «con fierezza», tutta la responsabilità. E le ha diffuse senza perder tempo. Insomma, negli uffici della Cei a Roma nessuno ha visto quella nota prima della pubblicazione, con diversi alti prelati colti di sorpresa.
Nessuna presa di distanze, comunque, da parte dei vescovi italiani: «Migrantes ha sempre fatto così», spiega un monsignore che guida una diocesi del Centro Italia, «Perego scrive e pubblica, senza informare nessuno. Può non piacere, ma farlo è nei suoi diritti».
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