"Vendetta personale", "Niente lezioni da lui". Scontro tra Renzi e il Pd

Il leader di Italia Viva è tornato sulle mosse dem e sulla decisione di Italia Viva di correre in solitaria: “Vedendo come sono andate le cose non finirò mai di ringraziare Enrico”

"Vendetta personale", "Niente lezioni da lui". Scontro tra Renzi e il Pd

Mettendo un attimo da parte le risse a sinistra, i principali schieramenti per le elezioni del 25 settembre sono ormai delineati: da una parte il centrodestra, insieme da quasi trent’anni; dall’altra parte l’ammucchiata con Letta, Calenda, Di Maio, Bonelli e (forse) Fratoianni. E poi c’è Italia Viva, con Matteo Renzi deciso a correre da solo.

Dopo le voci su un’intesa con Calenda per il “polo riformista” – il leader di Azione ha poi sposato l’accozzaglia – il senatore di Rignano ha confermato di voler rappresentare la terza via per gli italiani. E il suo giudizio sulle mosse del Partito Democratico è particolarmente tranchant: “Credo che il motivo per cui Letta abbia parlato con tutti tranne che con noi sia legato a piccole vendette personali per le vicende del passato. Non si spiega una coalizione che mette insieme storie totalmente diverse che parte da un veto a una e una sola forza politica”, le parole di Renzi al Corriere.

“Tutti, ma non Italia viva”, quello che avrebbe pensato Letta secondo l’ex sindaco di Firenze, che non è rammaricato più di tanto, considerando le zuffe e i veti nel campo dem: “Vedendo come sono andate le cose non finirò mai di ringraziarlo”. Il veto del Pd, ha proseguito Renzi, ha restituito a Italia Viva uno spazio politico, rafforzando il suo progetto: “Correremo da soli, parlando di inflazione, guerra, energia, cultura. E faremo una campagna elettorale in nome del coraggio e della coerenza”.

Renzi ha rimarcato di essere dispiaciuto per il popolo delle feste dell’Unità, che il prossimo 25 settembre sarà costretto a votare per Luigi Di Maio (“che accusava il Pd di rubare i bambini con l’elettroshock”) e per chi ha votato 55 volte no alla fiducia al governo Draghi. E il giudizio del capo politico di Iv sulla campagna elettorale dem è particolarmente perentorio, sta regalando Palazzo Chigi a Giorgia Meloni:“La brillante idea di iniziare la campagna elettorale proponendo di aumentare le tasse non mi è parsa la più geniale delle intuizioni”.

Renzi ha escluso un possibile accordo in extremis con l’accozzaglia, la sua profezia è un’altra. L’unica cosa che potrebbe accadere è un riavvicinamento tra Pd e Movimento 5 Stelle. Anche in questo caso, nessun senso politico ma pura matematica: “Letta può fare un accordo numerico contro la Meloni e allora deve imbarcare i grillini. O può fare un accordo politico sull’agenda Draghi, ma allora che c’entra Fratoianni? Mi sembra che la strategia del segretario stia facendo male al Pd. Ma siccome stanno aspettando la direzione delle candidature, stanno tutti zitti e buoni. Si scateneranno dopo la sconfitta, è una tradizione a sinistra”.

Le parole di Renzi non sono passate inosservate in casa dem. Le stoccate dell’ex segretario non sono piaciute ai vertici del Partito Democratico. “Oggi, forse per rosicchiare qualche margine di visibilità in più, Matteo Renzi trova il tempo e l'audacia di dare lezioni”, la rabbia in una nota.

Il risentimento è piuttosto evidente, con tanto di accusa al leader di Iv di aver tentato di affondare il Pd “lasciando macerie, lacerazioni e un 18% da guinness dei primati negativi”. Il botta e risposta – per il momento – si è concluso con un tweet di Italia Viva, piuttosto ironico sugli “occhi di tigre” invocati da Letta al Nazareno per questa campagna elettorale.

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