Non solo spiagge e città d'arte. In Italia sta andando forte anche il turismo industriale. Sono quasi 6 milioni gli italiani che cercano il «golden ticket» e prenotano la loro visita nelle fabbriche del made in Italy. Che, non saranno fantasmagoriche come quella del cioccolato di Willy Wonka ma di fascino ne hanno da vendere. Andare a curiosare tra i macchinari che producono i nostri oggetti di design è una tendenza sempre più radicata e l'Enit, l'ente del turismo italiano, ha intenzione di incoraggiare questa moda, diffusa soprattutto tra i giovani fra i 30 e i 40 anni.
Tra le industrie più visitate svetta la Ferrari a Maranello, seguita dal Villaggio Crespi d'Adda in provincia di Bergamo, dal Museo storico Alfa Romeo ad Arese, dal Museo Lavazza a Torino e dall'Archivio Storico Olivetti a Ivrea. Ma c'è spazio per crescere e valorizzare altre realtà un po' in tutta Italia, dal birrificio Angelo Poretti di Induno Olona (che alla fabbrica di Willy Wonka ci assomiglia davvero) al laboratorio di cioccolateria Perugina. O ancora dalla Ducati di Borgo Panigale al Consorzio del prosciutto di Parma.
Fra i 34 milioni di italiani che negli ultimi quattro anni, hanno fatto un viaggio o almeno una gita fuori porta, il 17% ha già visto un museo d'impresa, e il 21% ci andrebbe. I dati emergono da una ricerca su «Il turismo industriale in Italia: dimensioni, percezione e potenzialità di sviluppo curata da Nomisma su incarico di Museimpresa (l'associazione voluta da Assolombarda e Confindustria). «Il fenomeno è in evoluzione» rileva Ettore Ruggiero, autore del libro «Il turismo industriale» in cui analizza quanto e come le nostre imprese possano diventare «attrattori turistici». «Il turismo d'impresa - sostiene l'autore - è un'opportunità per i turisti di conoscere da vicino il mondo dell'industria e dell'impresa nonché consente alle aziende di promuovere la propria immagine, le propria attività` e i prodotti». Casi come Make Como, il Museo Fila o Essenza Lucano, la giornata nazionale delle miniere, il prosciuttificio di Sauris, Made it in Puglia compongono un puzzle di occasioni turistiche dal Piemonte alla Sicilia. E ovviamente rappresentano un'occasione per strutturare pacchetti turistici e portare movimento in cittadine o paesi «fuori circuito» rispetto alle visite guidate tradizionali.
A misurare le dimensioni e le potenzialità del nuovo turismo è un osservatorio ad hoc. Che getterà anche le basi per costruire maggiori e migliori sinergie tra i musei d'impresa e le rassegne di scienza e architettura, le associazioni storiche, i festival sulla scienza e l'economia, le manifestazioni culturali (insistendo, per esempio, sulla letteratura, il cinema e la fotografia sul lavoro e l'industria).
«L'analisi del fenomeno consente di apprezzare l'offerta di turismo d'impresa come foriero di occasioni di sviluppo per un paese come l'Italia, che, oltre ad essere conosciuto per il patrimonio culturale, vede uno dei propri punti di forza nello scenario competitivo internazionale, nella riconoscibilità e universale attestazione di qualità del sistema produttivo, fondato sul made in Italy» dichiara Maria Elena Rossi, direttrice marketing Enit.
Una delle mission è prestare un occhio d'attenzione al Mezzogiorno ed evitare il cosiddetto overtourism (l'invasione di città da parte di turisti frettolosi e sciatti, sostanzialmente disattenti alle bellezze del territori) e qualificare l'offerta turistica mettendo in risalto valori culturali, sociali, architettonici, scientifici e industriali di luoghi carichi di storia, intraprendenza, capacità di fare. Perché quella proprio non ci manca.
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