
Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. E sì che di avversari fuori dalla Chiesa Papa Francesco ne aveva un bel po'. «Colpa» della sua missione riformista, della velleità bellicista contro la ricchezza della Chiesa, per essere ponte verso gli ultimi, i poveri, gli scarti della società. Per i suoi detrattori una versione riveduta e corretta della Teologia della liberazione in salsa marxista che Papa Francesco da arcivescovo condannava e che da Pontefice ha quantomeno sdoganato già nei primi mesi di un pontificato «politicamente scorretto».
Certe ambiguità sul ruolo delle donne nella stanza dei bottoni in Vaticano, sul possibile addio al celibato dei preti o sull'apertura della Chiesa agli omosessuali, condensata nelle due frasi «chi sono io per giudicare» e la «troppa froceria in seminario» gli hanno cagionato l'ostilità di chi è finito vittima delle troppe epurazioni decise dal suo cerchio magico «che fa la spia su presunti avversari» ma che più volte vedi il processo a monsignor Giovanni Angelo Becciu l'ha indotto in errore. Anche perché - maligna una fonte vaticana al Giornale - questi stop and go gli sono valsi l'ammiccamento della comunità Lgbtq+ (che oggi piange la morte «di un avversario, non di un nemico», ndr) manon hanno portato in Chiesa neanche un fedele in più, anzi...
Ma vuoi mettere la figata di un Papa che dice cose «di sinistra»? E allora ecco la folgorazione di carta di Eugenio Scalfari, diventato esegeta del Bergoglio pensiero con qualche scivolata infernale, tipo quando il fondatore di Repubblica teorizzò che secondo il racconto del Papa «l'Inferno non esiste e le anime che non si pentono svaniscono magicamente, come le vanità gloriose? Roba da far scendere di nuovo Gesù, e infatti non era vero niente, tutto «frutto della ricostruzione» di un novantenne non più lucido. Ma vuoi mettere un Papa che va in tv (tre volte) dal sacerdote del pensiero unico Fabio Fazio, l'ultima volta tre mesi fa a ribadire ciò che si impara a catechismo, che il perdono di Dio è immenso («Non c'è peccato che non possa essere perdonato»), che «le donne, le mamme sanno fare meglio di noi», anche in Vaticano, che vedere allontanare i migranti che la politica vuole espellere perché delinquono è «una disgrazia, il conto dello squilibrio che pagano i poveri».
Ecco perché con questa genìa neocon e populista i rapporti sono stati pessimi. Persino con Matteo Salvini, malvisto per le sue posizioni anti migranti, tanto che si sarebbe rifiutato di riceverlo «fino a quando non cambierà la sua politica sui migranti», lui che i cattivi veri del mondo li ha visti in faccia tutti, da Recep Tayyip Erdogan all'Ayatollah iraniana Ali al-Sistani. Idem Oltreoceano. Lo si è capito dal freddo commiato dell'amministrazione Usa «riposa in pace» vergato da Donald Trump e dal suo cattolicissimo vicepresidente Usa JD Vance, passato alla Storia come l'ultimo politico che l'ha incontrato. Un gelo che arriva dopo tensioni plastificate nelle recentissime e reciproche nomine: il conservatore Brian Burch (nella foto, primo da sinistra) ambasciatore presso la Santa Sede da una parte, dall'altra il cardinale Robert Walter McElroy arcivescovo di Washington, uno per cui il muro col Messico era «inefficace e grottesco».
Molto buoni i rapporti con i vescovi Usa anche grazie alla Comunità di Sant'Egidio di Andrea Riccardi, la volenterosa e discreta diplomazia estera del Vaticano che da noi sogna(va) di costruire a tavolino intorno all'ex Equitalia Ernesto Maria Ruffini (secondo da sinistra) l'ennesimo partitino dei «cattolici adulti». Saldissimo l'asse con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, istituzionale quello con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e con il suo predecessore Mario Draghi, instabile il dialogo con il presidente francese Emmanuel Macron. Indissolubili i ponti con la frangia più «buonista» della Chiesa guidata dalla Cei di monsignor Matteo Maria Zuppi, il côté filo migranti come Luca Casarini (terzo da sinistra) di Mediterranea e la magistratura più ideologica, grazie ai buoni uffici di monsignor Pietro Parolin con un filone di Md e (maligna qualcuno ben informato...) l'aiutino del fratello pm a Vicenza, Giovanni Parolin.
E se l'appello al «cessate il fuoco» in Ucraina non ha creato squilibri tra le due potenze in campo, irreparabile è stata la frattura con la Comunità ebraica (soprattutto quella romana, rappresentata dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni), per l'uso definito «spregiudicato»
della parola genocidio e per una «condanna monolaterale e monotematica, quindi sospetta» della guerra in Palestina. «Un Pontefice non può fare figli e figliastri», disse. Per la serie, come a Gaza, più macerie che ponti.
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