Si sgonfia la «bolla mediatica», alimentata dalla sinistra, sui nemici di Israele nel partito di Giorgia Meloni. L'antisemitismo violento è quello visto nelle piazze italiane, monopolizzate dai centri sociali e amici del Pd. I numeri non lasciano dubbi. Basta riavvolgere il nastro sulle proteste dal 7 ottobre in poi. Il 29 novembre, scorso, a Torino, gli attivisti di Cambiare Rotta davano alle fiamme la bandiera di Israele e il cartonato di Meloni. A Milano il 25 aprile la brigata ebraica veniva aggredita dai gruppi di sinistra. E poi le censure a Parenzo e Molinari. E infine gli slogan che teorizzano la «soluzione finale» per gli ebrei con gli assalti alle ambasciate di Israele e Stati Uniti. Eppure tutto ciò non è arrivato da Fratelli d'Italia. Ma dai movimenti che flirtano da anni con la sinistra. Un dato. Dal 7 ottobre si sono svolte 1.770 manifestazioni con 71 feriti tra le forze dell'ordine e 30 civili. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi nell' intervista a Sky conferma l'ovvio: «L'antisemitismo che si traduce anche in azioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza e l'ordine pubblico non si è evidenziato da quel gruppo giovanile ma da ben altri che nelle nostre piazze e nelle nostre università hanno bruciato le bandiere di Israele, gli assalti alla Brigata ebraica il 25 aprile, cose molto più pericolose che non sono state poste in essere da quel gruppo giovanile». Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, si infuria: «Eccolo il soccorso benaltrista e ipocrita a Meloni». La bolla mediatica si sgonfia anche perché l'inchiesta di Fanpage viene demolita pezzo pezzo in un contro-filmato realizzato da VisualRevolver, un blog di che riunisce alcuni videomaker. Forzature, costruzioni ad arte, tagli e cuci e accavallamento di immagini ingannevoli. Anche l'inno in onore della resistenza ungherese, «Avanti Ragazzi di Buda», composto dall'italiano Pier Francesco Pingitore, diventa una canzone fascista. Il tutto condito dall'immancabile Saviano che prepara il terreno per rilanciare il pericolo di un ritorno del fascismo in Italia. La bolla mediatica evapora. Ma Meloni non rinuncia a ripulire il partito dalle poche mele marce. I provvedimenti di espulsione per 10 militanti sono già pronti. Si muovono anche gli intellettuali, come Alessandro Giuli, dell'inner circle di Meloni. In una lunga intervista al Corriere Giuli indica la strada: «Il fascismo è stato una tempesta di acciaio, fuoco e fango che, nel dopoguerra, si è condensata in una serie di pozzanghere mai del tutto prosciugate. Ci si può gettare voluttuosamente dentro, si può prendere a calci il fango, ma ci si sporca». «L'unico modo aggiunge Giuli - è farle evaporare alla luce del sole di una forma-partito che proponga un racconto politico alternativo e aggiornato ai tempi. Ci vuole un partito che abbia una adeguata consapevolezza e sappia sostenerla anche con l'aiuto degli intellettuali. Alcune mosse di FdI sono apparse un po' confuse.
Meloni è contemporaneamente presidente del Consiglio, presidente dei Conservatori, rappresentante degli interessi italiani in Europa. Ha bisogno di essere rafforzata». Per Giuli - «la 'fascisteria in FdI vale il 2%. Si può tranquillamente rinunciare». Parola fine.
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