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Il Viminale distribuisce infetti. Sposta migranti in tutta Italia

Continuano gli sbarchi di immigrati positivi al Covid. Da Lampesusa ne verranno spostati 300. Tredici infetti portati al Celio

Il Viminale distribuisce infetti. Sposta migranti in tutta Italia

Arrivano in Sicilia o in Calabria, poi prendono la via del resto d’Italia. Mentre il governo rinnova le misure di contenimento del virus (gli italiani sono ancora costretti a portare la mascherina al chiuso) e le autorità cercano di contenere i focolai autoctoni, sulle coste sbarcano migranti infetti. Stranieri che, in assenza di navi quarantena ancora operative, vengono trasferiti in giro per il Belpaese in barba ad ogni buonsenso. Se nel pieno della pandemia ai cittadini era vietato uscire dal proprio Comune così da non esportare il morbo, i migranti invece vengono spostati da una parte all’altra. Seminando preoccupazione tra le comunità chiamate ad accoglierli.

Lo hanno dimostrato i fatti di Amantea, in Calabria, dove la scorsa settimana un folto gruppo di cittadini si sono opposti all’accoglienza dei 13 migranti infetti arrivati a Rossella Jonica. Erano sbarcati l’11 luglio insieme ad altri 57 bengalesi. Molti di loro sono stati divisi in varie comunità calabresi, tra cui appunto Amantea, candidata ad ospitarne 24, di cui 13 positivi al Covid. I cittadini si sono opposti e ora i migranti sono stati trasferiti a Roma, all’ospedale militare Celio, dove dovranno passare la quarantena.

Di spostamenti qua e là lungo lo stivale, però, il ministro Luciana Lamorgese ne sta organizzando altri. È già stato annunciato il trasferimento di 300 migranti da Lampedusa verso altri lidi "sul territorio nazionale. I primi 11 positivi, su un gruppo di 66 asiatici sbarcati lunedì a Pozzallo, sono stati portati in una struttura di Ragusa e poi trasferiti fuori dall’isola mediante speciali ambulanze attrezzate per il biocontenimento.

Gli altri 14 pakistani, trovati infetti in un secondo giro di tamponi, lasceranno presto la Sicilia allo stesso modo. Destinazione? Per ora è un mistero. È facile che il Viminale voglia tenere quanto più riservate possibili queste informazioni per evitare di suscitare nuove proteste in stile Amantea.

Tensioni si registrano anche a Brindisi, dove al Centro di permanenza per il rimpatrio di Restinco sono stati portati 80 tunisini sbarcati a Lampedusa. Per fare loro spazio, riporta la Verità, sono stati costretti a lasciare la struttura 104 migranti dirottati altrove tra Lazio e Campania. "Non si può stare a subire le decisioni da Roma", si è lamentato il sindaco brindisino di centrosinistra, Riccardo Rossi. L’unico caso positivo registrato ieri in Regione su 2.711 test arrivava proprio da qui, visto che un tunisino è risultato infetto. Il centro su decisione del Viminale è stato trasformato in un’area pre-Covid, luogo dove cioè passano i migranti per effettuare la quarantena di 14 giorni. Almeno finché non andrà a buon fine il bando lanciato dalla Protezione civile per individuare navi da ancorare nei porti siciliani adatte ad ospitare a bordo le persone sottoposte all’isolamento.

Problemi ne hanno pure alla Croce Rossa di Jesolo, dove 43 persone, tra cui un operatore sanitario, sono risultati positivi al tampone. Il sindaco predica la calma, ma il timore è che il contagio possa espandersi in centro città, costringendo ad un secondo lockdown una comunità che col turismo sta cercando di ritirarsi su. Anche perché di fughe dai centri di quarantena di tutta Italia ne sono già state registrate. Lo aveva raccontato al Giornale.it una fonte di Villa Sikania a Agrigento. Dall’hotspot di Bisconte, a Messina, se ne sono andati 24 tunisini dopo aver aggredito un agente. Ma anche a Basso Campidiano un algerino è scappato dal centro di Monastir e s’è pure messo a commettere una rapina. Al Monastir a inizio luglio erano arrivati 80 algerini, di cui due positivi.

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