Calabria, proteste per i migranti positivi: scende in campo l'esercito

I militari sono stati incaricati di presidiare la struttura di Amantea in cui sono ospitati i 13 bengalesi affetti da Covid-19. Altri 5 minori in isolamento a Roccella Jonica

I manifestanti per le strade di Amantea
I manifestanti per le strade di Amantea

In Calabria, contro la nuova emergenza legata ai migranti affetti da Covid-19, scende in campo l'esercito.

I militari di stanza a Cosenza, inizialmente ingaggiati per l'operazione Strade sicure, presidieranno 24 ore su 24 la struttura di Amantea in cui ieri sono stati trasferiti 13 migranti di nazionalità bengalese (e non pakistana come comunicato in un primo momento) risultati positivi dopo i test.

L'inizio della crisi

La crisi si è aperta sabato notte, con l'arrivo a Roccella Jonica, nella Locride, di 70 migranti, 26 di questi affetti da Coronavirus. I 13 migranti dislocati ad Amantea hanno scatenato le proteste dei residenti che, per ore, hanno bloccato la Statale 18 in segno di protesta. Altri otto migranti sono stati alloggiati a Bova Marina, mentre 5 minori sono rimasti a Roccella.

Questa mattina molti cittadini di Amantea hanno continuato a manifestare davanti al municipio per chiedere il trasferimento dei migranti.

Subito dopo, i commissari che attualmente guidano il Comune e i componenti della task force dell'Asp hanno incontrato i residenti in un teatro che, da qualche tempo, ospita alcuni uffici del municipio. Durante il vertice, i manifestanti, dopo aver ribadito la loro contrarietà alla soluzione individuata dal ministero, hanno annunciato di voler presentare una denuncia alla Procura di Paola.

“Non ci basta – ha detto uno dei cittadini rivolgendosi ai commissari – che la struttura venga blindata, chiediamo che siano curati altrove. Vogliamo sicurezza per noi e per loro. In due giorni abbiamo avuto un crollo economico, viviamo di turismo e questa situazione ci ha già penalizzato fortemente".

L'arrivo dell'esercito

La decisione di schierare l'esercito è arrivata ieri sera dopo una riunione in Prefettura a Cosenza, convocata anche per fare il punto sulle tensioni che si sono scatenate ad Amantea dopo l'arrivo dei migranti.

I militari che sorvegliano i 13 bengalesi hanno avuto regole d'ingaggio precise, tra cui quella di non consentire l'uscita dei migranti dal centro. Solo il personale medico e quello incaricato di garantire il vettovagliamento potrà accedere alla struttura. Eventuali “criticità”, come comunicato dalla Prefettura, determineranno lo spostamento immediato dei contagiati nelle strutture ospedaliere individuate dall'Asp di Cosenza.

Intanto, i cinque minori non accompagnati sbarcati sabato sera e rimasti a Roccella sono stati messi in isolamento nella stessa struttura in cui sono ospitati altri 15 ragazzi. Il Comune ha già fatto sapere che il monitoraggio sullo stato di salute dei 20 minori ha confermato l'“assenza di sintomi rilevanti per la diagnosi della infezione da Covid-19”.

Nella cittadina della Locride non mancano però i disagi. Tutte le persone che hanno partecipato alle operazioni di accoglienza sono state infatti poste in regime di quarantena fiduciaria. In totale sono sei le ordinanze emesse dal sindaco Vittorio Zito per i residenti nel territorio comunale. Zito ha fin da subito ribadito la necessità di “garantire la piena dignità di esseri così fragili”. Ma i residenti delle località scelte per accogliere i migranti positivi al virus sembrano molto preoccupati. Tensioni si sono registrate anche a Bova Marina, ma l'amministrazione comunale guidata da Saverio Zavettieri finora è riuscita a contenere il malcontento.

Lo scontro nazionale

Il caso calabrese ha infiammato la polemica nazionale. E se Matteo Salvini ha attaccato (“il governo mette in pericolo l'Italia”), non meno dura è stata la governatrice calabrese, Jole Santelli, che proprio ieri ha lanciato il suo ultimatum al premier Conte: “Intervieni o blocco gli sbarchi”.

Un concetto che la presidente della Regione ha ribadito anche oggi dalle colonne del Corriere della Sera: “Lo Stato ha il dovere morale di proteggere chi ha lottato contro il virus, e ora che ci sta riuscendo si trova esposto al rischio di un'ondata di ritorno gravissima. Non è questione di ideologie, non c'è destra o sinistra su queste cose. Non possiamo essere invasi”.

Una preoccupazione, quella di Santelli, condivisa anche dal Pd calabrese, per mezzo delle parole del suo capogruppo in Regione, Domenico Bevacqua, che però chiede di evitare strumentalizzazioni “scaricando sul governo nazionale le responsabilità”.

Netto il giudizio dell'assessore regionale al Welfare Gianluca Gallo (Fi), secondo cui “a fronte della giusta fermezza del presidente Santelli e della giunta regionale, nonostante l’oggettiva gravità del problema, si registra un atteggiamento pilatesco da parte di Pd e M5S, all’opposizione in Calabria ma al governo a Roma e forse per questo sospesi tra un insostenibile tentativo di addossare

alla Regione responsabilità altrui e un incredibile silenzio nei riguardi dell’esecutivo Conte, cui sono invece riconducibili sia le competenze in ordine alla tutela dei confini sia quelle legate all’emergenza sanitaria”.

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