Manifestate sì, ma non domani. Il governo scende in campo, discretamente, sul delicatissimo nodo dei cortei anti-Israele previsti per il Giorno della Memoria, e sollecita i questori a (far) rinviare le iniziative di piazza previste per domani, allo scopo di tutelare «il valore» della commemorazione del 27 gennaio, contemperandolo con il diritto di manifestare.
Anticipata in qualche modo dallo stesso ministro Matteo Piantedosi, una circolare in tal senso è stata diramata ieri pomeriggio dal Dipartimento della pubblica sicurezza (il capo della Polizia) per rispondere alle accorate richieste che, in tal senso, erano arrivate mercoledì dalle Comunità ebraiche.
In effetti, era parsa una provocazione la scelta di fissare proprio il 27 gennaio l'ulteriore puntata di una mobilitazione che ha già dato ampia prova di sé. Manifestazioni cosiddette «pro Palestina» - e in realtà anti-Israele - si sono infatti tenute già all'indomani del 7 ottobre. A Milano, a tre giorni di distanza dal massacro compiuti da Hamas, era stato convocato un presidio in via Mercanti, dove gruppi organizzati si erano recati - con tanto di volantini - a parlare di una «vittoria memorabile». Alcune settimane dopo, partecipando a cortei ancora più strutturati, nutritissimi gruppi di giovani avevano scandito in arabo osceni slogan antisemiti («ci mangiamo gli ebrei») mentre la «testa» del corteo rivendicava una «Palestina dal fiume al mare», invocando di fatto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. E non era sfuggita la presenza di un cartello che raffigurava la povera Anna Frank con la «kefiah» palestinese, a sottolineare la narrazione deformante e strumentale per cui a Gaza sarebbe in corso una «seconda Shoah».
Tutti particolari inquietanti e dolorosi agli occhi delle Comunità ebraiche, e non solo. Ecco la richiesta di vietare i cortei. Ed ecco l'intervento del Viminale. Si tratta - si legge nella circolare - di iniziative che «se svolte in concomitanza con la predetta ricorrenza, potrebbero assumere connotazioni lesive, sotto l'aspetto formale organizzativo e contenutistico, del valore nazionale che la Repubblica italiana ha attribuito allo spirito commemorativo». «Le suddette manifestazioni - prosegue la direttiva - potrebbero determinare, anche in relazione all'attuale contesto conflittuale internazionale, il sorgere di tensioni con il conseguente rischio di effetti negativi sulla tenuta dell'ordine pubblico e sociale».
I questori, destinatari della circolare, sono dunque invitati a valutare «l'adozione di prescrizioni di tempo che ne prevedano il rinvio alla giornata successiva o ad altra data». «Non avevamo chiesto di vietare le manifestazioni in quanto tali - ha precisato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun - anche se abbiamo assistito a canti e balli in strada che invitavano a uccidere gli ebrei, bandiere israeliane bruciate, applausi ad Hamas per il 7 ottobre. Ma dover assistere a tutto questo nel Giorno in cui in tutto il mondo si ricordano 6 milioni di ebrei sterminati dal nazismo ci è parso davvero troppo. Grazie per avere evitato questo oltraggio alla Memoria».
Un nuovo caso intanto scoppia a Firenze, dove Marco Carrai, presidente della Fondazione Meyer, è finito nel mirino di quelli che chiama «fomentatori d'odio».
Console onorario di Israele, alcuni sanitari vorrebbero «licenziarlo» per le sue posizioni. «Sono sconvolto e amareggiato» rivela, ricordando come si stia adoperando per far curare nell'ospedale pediatrico i bimbi palestinesi.
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