Pensata come kermesse per dare massima visibilità al governo e riorganizzata all'ultimo momento come appuntamento a porte semichiuse. Aura di segretezza rovinata dai rappresentanti delle istituzioni europee che, onorando il patto alla trasparenza che li lega ai cittadini, hanno pubblicato i loro interventi.
Con messaggi che, al netto dei convenevoli e della diplomazia, sono critiche nemmeno troppo velate al governo guidato da Giuseppe Conte. In sintesi: le riforme vanno fatte sul serio e i soldi che arriveranno dall'Europa non potranno essere sprecati.
Il primo giorno degli Stati generali è stato dedicato alle istituzioni internazionali. Intervenuti, il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il Commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria, la direttrice operativa del Fmi, Kristalina Georgieva.
A rappresentare le istituzioni italiane, il governatore della Banca d'Italia, con un messaggio solo all'apparenza neutro. «Il principale problema della nostra economia è, da oltre 20 anni, quello della bassa crescita, a sua volta riflesso della debolissima dinamica della produttività», ha spiegato.
Il governatore è tornato a pesare il debito pubblico e quello privato, sottolineando come quest'ultimo in Italia sia «inferiore alla media europea». In Italia ammonta «al 110 per cento del Pil, più basso persino di quello della Germania (al 114 per cento), la metà di quello che si registra in paesi come la Francia (215 per cento) o l'Olanda (258 per cento)».
Poi un richiamo alla realtà sui piani allo studio di Bruxelles: «I fondi europei non potranno mai essere gratuiti: un debito dell'Unione europea è un debito di tutti i paesi». E un invito a fare presto: «L'elevata incertezza non deve costituire una scusa per non agire».
Inevitabili quindi le riforme, che nell'intervento del premier Giuseppe Conte e del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri sono state di fatto assenti, tranne un accenno a investimenti, a una riforma fiscale «equa» (compresa una voluntary disclosure) e alla moneta elettronica.
Tutti gli interventi dei big sono stati richiami, garabatissimi ma fermi, a mettere mano ai problemi strutturali. La presidente della Commissione von der Leyen si è fatta carico di spiegare che le risposte europee alla pandemia, in primo luogo il recovery fund che nella proposta dell'esecutivo di Bruxelles si chiama Netx generation Eu, rappresentano «un'opportunità unica per l'Italia», per rispondere alle «sfide di lunga data» che riguardano l'economia del Paese. «Aprirà la strada ad una ripresa economica duratura, adesso sta a voi far sì che questo accada». Quindi riforme.
Come in una sorta di divisione dei ruoli il richiamo più duro è stato quello del presidente del Parlamento europeo, l'Italiano ed esponente del Pd David Sassoli. «Caro Presidente Conte bisogna fare in fretta. Tutti gli indicatori ci riferiscono che la crisi colpirà duramente. Servono riforme strutturali e interventi di sostegno diretto alle persone».
Poi l'affondo su uno dei temi che sta più a cuore ai paesi del Nord, cioè il timore che l'Italia utilizzi male le risorse. «Ricordo che i fondi che arriveranno nelle casse nazionali saranno pubblici e non sarà ammissibile la perdita o lo spreco di questo denaro».
Suona come una tirata d'orecchie anche il richiamo della presidente della Bce Christine Lagarde secondo la quale in Italia serve «un ambiente economico favorevole alle imprese, con
servizi pubblici e privati efficienti e agili, adeguate infrastrutture fisiche e digitali, un sistema giudiziario ben funzionante». Temi assenti dall'agenda governo. Forse troppo impegnativi politicamente per la maggioranza.
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