Una vita tra provocazioni e condanne La fine del "diavolo" per salvare il Fn

Storia del combattente di ultradestra: 60 anni di politica ed eccessi

Una vita tra provocazioni e condanne La fine del "diavolo" per salvare il Fn

Il diavolo ucciso dal suo angelo. L'acqua santa Marine che annega il Lucignolo Jean-Marie. È l'ennesima, ma stavolta ultima puntata di una tragedia famigliare che è diventata una questione politica nazionale e internazionale. Jean-Marie Le Pen lascia nel 2011 alla sua pupilla il partito che fondò nel 1972 e lei ora glielo scippa definitivamente di mano sbattendogli in faccia la porta della Storia. Perché di mezzo, in questa vicenda, c'è proprio la Storia con la S maiuscola. Di mezzo ci sono le camere a gas, usate dai nazisti per sterminare il popolo ebraico, le stesse che papà Jean-Marie ha definito «un dettaglio della Storia», senza mai pentirsi, anzi ribadendo la sua idea come se potesse essere oggetto di dibattito. Di mezzo c'è il maresciallo Philippe Pétain, il «collaborazionista» a capo del governo di Vichy, mentre Parigi in mano ai nazisti regalava a Hitler il più grande arresto di massa nella storia del popolo ebraico. «Non fu un traditore - disse Jean-Marie -. La Francia è stata troppo severa nei suoi confronti». Da qui l'urgenza di de-diabolizzare il Fn. Ma per farlo definitivamente, Marine ha capito che deve chiudere un conto aperto con la Storia e scrivere un'altra storia. Questione di strategia, in un momento in cui il Fn che lei ha preso in mano sette anni fa, triplicandone il numero di iscritti, vive un momento di crisi, la sensazione di aver raggiunto il massimo dei consensi alle ultime presidenziali e di essere destinato all'opposizione. Per questo è necessario disfarsi del diavolo e del nome scelto da lui per il partito, e tentare di aprire le porte del potere all'acqua santa.

Eccessivo, imperante, provocatorio. Jean Marie Le Pen, 90 anni a giugno, ne ha passati oltre 60 a fare politica, deputato più giovane dell'Assemblea nazionale nel '56 (per l'Unione e Fraternità francese), sedici anni prima di dare vita al Fn. È stato ed è ancora oggi un combattente nel senso letterale e politico del termine. Per il suo passato di arruolato nella Legione Straniera nel '54, paracadutista nei conflitti in Indocina e Algeria. Ma anche perché è l'uomo che ha stabilito i fondamentali del Front National, a partire dalla battaglia contro l'immigrazione di massa che sta regalando la volata all'estrema destra in Europa, fino all'opposizione all'Unione Europea. Sul suo curriculum decine di condanne: per «colpi e ferite volontarie» nel 1964 e ancora nel 1969, per «apologia dei crimini di guerra» nel 1971, per «antisemitismo» nel 1986, per «violenza» alla sindaca di Mantes-la-Ville nel 1998, per «incitazione all'odio» nel '99 e nel 2005. Testardo, irriverente, a differenza della figlia Marine che si batte per una Francia «laica» e per «la famiglia tradizionale», lui si è sempre dichiarato un anti-gay di ferro e battuto per un Fronte Nazionale «cristiano». Ha portato il partito dallo 0,74% dei voti del '74 al ballottaggio per le presidenziali del 2002, quando raggiunse il 17,7% ma capitolò contro Jacques Chirac. Era il tempo in cui destra e sinistra avevano deciso di tenerlo fuori dal potere imponendo un «cordone sanitario» contro il Front. Lo stesso di cui rischia di restare vittima la figlia, mentre firma l'omicidio politico di lui proprio per scongiurare questo pericolo.

E Jean-Marie potrebbe avere ancora un'arma dalla sua, si chiama Marion, la nipote più vicina ai suoi valori. Qualcuno vorrebbe vederla succedere a Marine. Con il rischio che in casa Le Pen, la deposizione delle armi sia ancora un miraggio lontano.

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