A volte, le masse - se unite - possono ribaltare le carte in tavola. Contro ogni aspettativa e contro ogni previsione. E, stavolta, dalle strade di Hong Kong, le persone hanno sconvolto i piani di Carrie Lam. Si, perché a Hong Kong, dopo un'altra giornata di proteste, il governo ha deciso di lasciar perdere (per il momento) la tanto discussa legge sull'estradizione. La leader di Hong Kong, in una conferenza stampa, ha annunciato la sospensione del criticatissimo emendamento sull'estradizione. Non si sa se Carrie Lam, il capo dell'esecutivo dell'ex colonia britannica, deporrà le armi per sempre o se tornerà alla carica. Inversione di marcia, ma presto per cantar vittoria. Del resto, fino all'altro giorno, la Lam era motivata e decisa: per diverso tempo, aveva rifiutato di ritirare la controversa legge sull'estradizione. A Hong Kong, isola felice dove poter fare affari con la Cina senza subire le rigide leggi cinesi, è diffusa la paura dell'intrusione di Pechino negli affari e nel suo sistema legale autonomo. A cavallo tra due culture e due modi di vivere, Hong Kong è abituata alla libertà. Anche di stampa e di espressione. E oggi, 22 anni dopo essere stata restituita dal governo britannico per esistere sotto l'accordo «un paese, due sistemi» dal 1997, l'isola non vuole vedere sparire i suoi diritti e subire una limitazione dell'indipendenza giudiziaria della città. I funzionari di Hong Kong, tra cui la signora Lam, sostengono che il disegno di legge sia necessario per proteggere la città dai criminali: i cambiamenti avrebbero permesso l'estradizione di criminali in Cina, Taiwan e Macao. Ma chi ha manifestato ha il timore che la legge possa essere usata per colpire gli oppositori politici dello stato cinese.
Centinaia di migliaia di persone hanno protestato contro il disegno di legge e ulteriori dimostrazioni sono state programmate per domenica. Le tensioni si sono concluse: 22 poliziotti e 60 manifestanti sono rimasti feriti negli scontri con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Le autorità dicono che sono state arrestate 11 persone. La legge sull'estradizione viene vista dal popolo come una minaccia alla libertà di Hong Kong. I manifestanti sostengono che la legislazione sull'estradizione rischia di esporre le persone al sistema giudiziario di Pechino. Questa legge è percepita come un diktat della Cina. Tanto che la Lam, lunedì, aveva dovuto precisare che il disegno di legge non era voluto dal governo cinese: «Non ho ricevuto alcuna istruzione», ha detto. Il governo di Hong Kong ha sospeso il suo piano per consentire l'estradizione di persone nella Cina continentale. Carrie Lam ha espresso «profondo dolore» per la controversia sulla legge sull'estradizione. Il suo obiettivo sono «gli interessi più grandi di Hong Kong» e questo comporta «riportare la pace e l'ordine». Anche se, in precedenza e nonostante le proteste di massa, aveva rifiutato di cancellare l'emendamento.
Nella conferenza stampa ha aggiunto che prenderà «una pausa per pensare». I leader della protesta hanno affermato che, nonostante l'annuncio della signora Lam, continueranno le loro dimostrazioni fino a quando il disegno di legge non sarà cancellato, non solo ritardato.
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