Roma - L'italiano ritrova l'orgoglio almeno nel suo aspetto più caratteristico: vale a dire la lingua. Quest'estate ci siamo tutti appassionati alla notizia che la favella dantesca è arrivata al quarto posto nella speciale classifica delle lingue più studiate (dietro inglese, francese e spagnolo). E adesso il petto si gonfia di nuovo grazie a una notizia che arriva da oltre Atlantico. Il governo federale brasiliano ha deciso di fornire al taliàn , variante del dialetto veneto e parlato da oltre quattro milioni di persone nello Stato del Rio Grande do Sul, il crisma di «lingua riconosciuta» e di «patrimonio immateriale del Brasile». E questa ratifica avverrà il prossimo 18 novembre nella città di Foz de Iguazu, alla presenza del ministro federale della cultura Marta Suplicy. Il taliàn è nato intorno agli anni Settanta del XIX secolo, grazie al massiccio arrivo, nello Stato del Rio Grande do Sul, di immigrati italiani, provenienti soprattutto dalle regioni del Nord e in particolare dal Veneto e dal Friuli. Il taliàn sarà, così, la prima lingua minoritaria brasiliana a cui verrà dato questo riconoscimento. La notizia, diffusa dal giornale on line L'indipendenza , arriva da noi grazie a Paulo Massolini, presidente della Fibra (Federazione delle associazioni italo-brasiliane del Rio Grande do Sul), artefice del movimento per il riconoscimento del taliàn che da vent'anni è promotore della tutela, valorizzazione e del riconoscimento di questa originale koinè. Chirurgo di origini vicentine, Massolini dedica questo riconoscimento alla straordinaria figura di padre Rovilio Costa, scomparso nel 2009, che ha dedicato tutta la sua vita alla difesa e allo studio del taliàn .
Questa non può essere considerata - come spiegano gli esperti - una lingua creola, dal momento che l'impianto grammaticale e gran parte del lessico sono veneti. Cade definitivamente, quindi, l'ostracismo originato negli anni Quaranta dall'allora presidente Getulio Vargas.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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