Finisce con grande sollievo la prima settimana della Fase 2 in Italia. I numeri dell'epidemia sono decisamente incoraggianti, anche se sono trascorsi ancora troppo pochi giorni per sentire gli effetti delle misure di parziale allentamento del lockdown. Il dato più importante è che per la prima volta dall'ormai lontanissimo 6 marzo (la vigilia del sabato dell'assalto ai treni e delle prime chiusure in Lombardia) il numero di nuovi casi scende sotto quota mille: sono 802 i contagi registrati ieri, con la Lombardia che sorride a sua volta con solo 282 positivi, 104 dei quali nella provincia di Milano e 54 nella metropoli. In ben otto regioni il numero di nuovi casi è sotto il 10: 6 in Sardegna e Friuli-Venezia Giulia, 5 in Valle d'Aosta, 4 in Umbria, 3 in Calabria, Basilicata e nella provincia autonoma di Trento, 2 nella provincia autonoma di Bolzano.
Il numero di casi totali sale così a 219.070, ciò che consente all'Italia di stare sotto al Regno Unito per contagi e di essere probabilmente già da oggi superata anche dalla Russia. Il numero di casi totali vede sempre in testa la Lombardia con 81.507 (il 37,20 per cento del totale nazionale), davanti a al Piemonte con 28.665, all'Emilia-Romagna con 26.796 e al Veneto con 18.772. Insieme le quattro regioni del Nord assommano 155.740 contagi, oltre il 71 per cento del totale nazionale, quando il totale della loro popolazione è «solo» il 39,40 per cento dell'Italia. Una sproporzione che colpisce.
E veniamo ai contagi attuali. Che sono 83.324 e scendono rispetto a sabato di 1.518 unità. Anche in questo caso è il Nord a fare la parte del leone, con la Lombardia a quota 30.190 (solo 72 in meno rispetto a sabato), il Piemonte a 13.650, l'Emilia-Romagna a 7.191, il Veneto a 5.591. Anche in questo caso le quattro regioni insieme «fatturano» il 67,54 per cento dei positivi attuali. Tra i quali 1.027 sono in terapia intensiva (numero che scende continuamente da più di un mese ma che ieri ha fatto registrare solo un -7 e che in Lombardia è addirittura aumentato di 18 pazienti), 13.618 ricoverati con sintomi non gravi in reparti normali e 68.679 sono poco sntomi lievi o del tutto assenti in isolamento fiduciario domestico.
I morti contati ieri sono 165, un dato anch'esso basso, il più basso dai 97 del 9 marzo, all'inizio dell'emergenza. Il numero totale dei morti è di 30.560, con la Lombardia anche qui - e anzi soprattutto qui - in prima posizione con 14.986 (+62 rispetto a sabato), praticamente la metà del dato totale nazionale (49,03 per cento). Colpisce il tasso di mortalità della Lombardia, ovvero la percentuale di decessi rispetto ai casi totali: il 18,38 per cento, molto superiore alla media nazionale (13,95 per cento) e al virtuosissimo Veneto (8,85). I guariti ieri sono stati 2.155 in più rispetto a sabato e il totale è 105.186.
Tutti dati che vanno rapportati al numero di nuovi
tamponi refertati: che sono 51.678, meno del solito, ciò che colloca la percentuale dei nuovi casi sui tamponi all'1,55 per cento. Se però si considerano i tamponi su nuovi soggetti (appena 31.384) la percentuale sale al 2,55.
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