Von der Leyen chiama Draghi. E il governo spera in un assist

L'ex premier arruolato come consigliere sulla competitività europea. Meloni: "Buona notizia, avrà un occhio di riguardo"

Von der Leyen chiama Draghi. E il governo spera in un assist
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«Voglio fare il nonno», diceva un anno fa lasciando Palazzo Chigi, e qualcuno gli ha pure creduto. Invece rieccolo, di nuovo al centro della scena, arruolato dalla von der Leyen come consulente di lusso, lanciato verso chissà quale futuro mandato. Prima l'intervento sull'Economist dove ha sollecitato investimenti e unità fiscale, perché dopo il Covid e la guerra, ha spiegato, il mondo è cambiato e noi non possiamo certo riciclare il vecchio asfittico Patto di stabilità. Ora il rapporto per conto di Ursula sulla competitività europea e il new deal tecnologico. Insomma, Super Mario is back. E adesso che è tornato, tutti a chiedersi che cosa farà Draghi da grande. L'asso calato da Ursula per la rielezione? Il garante della Ue? Il presidente del Consiglio europeo, come prevede Carlo Calenda? Lui non risponde. «Non sono interessato a compiti istituzionali», fa sapere. Profilo basso.

Intanto però ha accettato «con piacere» l'incarico che gli ha proposto la von der Leyn. «È sempre al fianco dell'Europa per le importanti sfide che l'attendono», riferiscono ambienti vicini all'ex premier. Una volta era Barack Obama a chiamarlo per sapere che aria tirava e ottenere buoni consigli. «Mario, Mario...», e lui aveva sempre la dritta giusta. Stavolta è toccato alla presidente della Commissione chiedere aiuto. Non ci è voluto molto a convincerlo, il terreno era fertile, è bastata una telefonata qualche giorno fa. Così Ursula ha potuto tenere il suo - ultimo? - discorso sullo stato dell'Unione con un colpo di teatro.

«Arrivano tre sfide, lavoro, inflazione e ambiente commerciale, in un momento in cui chiediamo all'industria di guidare la transizione pulita. Dobbiamo guardare avanti e stabilire come restare competitivi mentre lo facciamo. Per questo motivo ho chiesto a Mario Draghi - una delle grandi menti economiche europee - di preparare un report sul futuro della competitività della Ue».

La proposta, definita «motivo di prestigio per l'Italia», arriva in mezzo a giorni tempestosi nelle relazioni tra Roma e Bruxelles. Giorgia Meloni è contenta: «Non la considero un'iniziativa contro di noi. È uno degli italiani più autorevoli che abbiamo, avrà un occhio di riguardo, è una buona notizia». Il leghista Matteo Salvini sarebbe invece freddo.

Super Mario dovrà approfondire «un tema di assoluto interesse comune, in un quadro geopolitico in rapida evoluzione», accendendo «un faro su come funzionano le relazioni che governano la competitività tra Paesi e tra aree a livello globale». Guarda caso, proprio il punto centrale dell'intervento sull'Economist. Finora la Ue se l'era cavata affidandosi agli Stati Uniti per la sicurezza, alla Russia per l'energia e alla Cina per i mercati. Lo schema è saltato, è giunta l'ora di crescere e fare da soli. Servono perciò secondo Draghi «ingenti investimenti in tempi brevi per la difesa, la transizione verde e la digitalizzazione». Quindi, come ha detto pure Ursula, «whatever it takes» per risollevare l'economia della Ue. Tutto ciò però è incompatibile con le rigide norme di bilancio pre-Covid. Percentuali, tetti, deficit tenuti al guinzaglio di parametri zero virgola. «Le regole attuali portano a politiche troppo lasche nei periodi di boom è troppo ingessate nei periodi di crisi», il pensiero di Draghi. Occorrono flessibilità e una politica fiscale più coordinata, attraverso cessioni di sovranità. Più spesa pubblica e meno vincoli, questa la ricetta. Basta paletti. Musica per il governo Meloni, che deve affrontare una difficile Finanziaria con pochi soldi in cassa e la zavorra dei superbonus e che è impegnato a negoziare con gli altri partner le regole del nuovo Patto.

Ma la domanda è: che farà Super Mario dopo il report? Da Bruxelles sostengono che la von der Leyen stia usando il suo peso e il suo carisma per guadagnare il bis: l'ex presidente della Bce si sarebbe messo a

disposizione per dare una mano a confermare l'attuale maggioranza popolari-socialisti-liberali. Tutto qui? Possibile che Draghi abbia accettato di far girare il suo nome solo per tirare la volata a Ursula? Lo pensiamo davvero?

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