E a un certo punto, quando Sergio Mattarella dice che «serve una pace vera, non una resa», la faccia di Zelensky si illumina: si, sono proprio queste le parole che voleva sentire. E sorride ancora, quando il capo dello Stato spiega che l'Italia ha cambiato governo ma non ha cambiato linea: «Continueremo a spedire aiuti umanitari, finanziari e militari e sosterremo l'ingresso di Kiev nella Ue». Il presidente ucraino apprezza, ringrazia, quasi si emoziona. «Vorrei abbracciarvi tutti, uno a uno». Alla fine abbraccia solo la Meloni, un'ora dopo nel cortile di Palazzo Chigi. «Non dimenticheremo quello che fate per noi, siete dalla parte giusta». E lei: «Appoggiamo il vostro piano di pace in dieci punti e proseguiremo l'invio di armi perché possiate arrivare ai negoziati in posizione di forza. State facendo la guerra pure per noi, l'Ucraina vincerà». Altre parole gradite. Volodymyr Zelensky è arrivato quasi di nascosto in una città blindata, con un'agenda fumosa e poco tempo a disposizione. Sembrava una visita lampo, uno spazietto diplomatico ritagliato all'ultimo momento, invece eccolo fare il giro dei palazzi romani, Quirinale, Chigi, Vaticano, la terza Camera di Porta a Porta, mentre incassa più del previsto: armi, soldi, buoni uffici per entrare nell'Unione Europea, magari pure la Nato. Il sabato italiano va talmente bene che decide di restare una notte. «É bello essere qui - confida a Bruno Vespa - in una terra piena di storia e non sentire la guerra». A Ciampino lo aspetta Antonio Tajani, che come ministro degli Esteri lo scorta sul Colle per il colloquio ufficiale. Una mezz'ora distesa, senza troppo protocollo. Mattarella conferma la posizione italiana. «Sono in gioco non solo l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina, ma anche la libertà dei popoli e l'ordine internazionale». Il capo dello Stato è molto preoccupato per i rapimenti dei bambini ucraini, «pratica straziante e ignobile», offre una mano per la futura ricostruzione del Paese e assistenza a Kiev «per raggiungere in fretta i parametri» richiesti da Bruxelles. «Siamo aperti a tutti i contributi - risponde Zelensky - e sono commosso per l'aiuto che ci avete fornito e che non è mutato dal governo Draghi al governo Meloni». Seconda tappa Palazzo Chigi. L'abbraccio con Giorgia, gli onori militari, un'ora abbondante di faccia a faccia in inglese, poi il pranzo con le delegazioni. Spicca l'assenza dell'altro vicepremier Matteo Salvini, da sempre freddo sulle forniture di armi, che si è chiamato fuori «perché non sono il ministro competente». Il presidente ucraino non si scompone. Nessun problema invece con la Meloni. «La pace - dice la premier - arriverà se e quando la Russia cesserà le ostilità e ritirerà le truppe di invasione. Ricordiamoci che gli ucraini sono vittime di un'aggressione e che stanno difendendo la propria integrità». Un cessate il fuoco che cristallizzi la situazione sul fronte non basta. «Siamo favorevoli a una soluzione diplomatica, purché non sia una resa, e riconosciamo le legittime aspirazioni europee di Kiev, avamposto di sicurezza del continente». Di più. «Siamo pronti a sostenere un'ulteriore intensificazione del partenariato dell'Ucraina con la Nato, ne parleremo al prossimo vertice di Vilnius a luglio». Zelensky ringrazia. «Giorgia, faremo ogni cosa richiesta per entrare nella Ue. Non scorderò mai il vostro aiuto e tutte quelle bandiere gialle e blu che ho visto per Roma». E si dichiara felice anche per il risultato degli incontri. «Abbiamo discusso di diverse importati decisioni per la difesa dei nostri cieli». La giornata si chiude al Vittoriano. «Rispetto il Papa ma non abbiamo bisogno di mediatori, solo di una pace giusta e un tribunale internazionale. Con Putin non parlo, la via di uscita è la controffensiva. Se userà il nucleare? Non credo, vuole vivere». E Trump? «Non ha fatto nulla all'epoca della Crimea...».
In serata poi, viene diffusa una dichiarazione ufficiale congiunta in cui il presidente ucraino e la premier italiana mettono tutto nero su bianco: ribadiscono la condanna dell'aggressione russa, auspicano che siano perseguiti in sede di giustizia internazionale i crimini commessi e che aumenti la pressione sulla Russia con le sanzioni, e confermano l'impegno italiano negli aiuti, il riferimento a una «pace giusta» e il futuro comune nell'Ue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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